Recensione: Celestial Death

Di Pasquale Ninni e Leonardo Ascatigno - 5 Marzo 2025 - 22:36
Celestial Death
Band: Cryptosis
Genere: Death  Progressive 
Anno: 2025
Nazione:
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70

Il 2021 è stato un anno particolare, il mondo veniva sfiancato da note vicende sanitarie, qualcuno cercava di irrompere in un importante luogo politico, si consumava un controverso finale di stagione in un noto sport motoristico, il bellissimo Ritmo e Dolore dei Timoria compiva trent’anni e i Cryptosis pubblicavano l’album Bionic Swarm. Questo disco, molto bello e a tratti cervellotico per chi scrive, ha innalzato l’asticella del trio olandese che nel 2025, dopo tanta giustificata attesa da parte dei fan, ha pubblicato Celestial Death facendo convergere in esso tutte le impazienze dei propri seguaci e degli appassionati del genere.

L’analisi del disco non può non partire da uno dei punti di forza del lavoro, cioè l’artwork a cura, garantita, di Eliran Kantor, già attivo, e prolifico, con Kreator e Testament. Il disegno rappresentato si staglia in tutta la sua indefinitezza dove posizioni, sguardi e sguardi mancati fanno presagire qualcosa di criptico, poco definibile, ma di sicuro violento e a tratti nefasto, quasi a voler trascinare chi lo osserva in un punto molto basso, quasi purgatoriale, quasi infernale. Incredibile è il collegamento che si instaura tra la copertina e l’inizio del disco con Prologue. Questo collegamento si stabilisce nel nome dell’indeterminatezza e della profondità in cui l’ascoltatore viene trascinato.

Lo sviluppo è inquietudine, ansia, claustrofobia e disagio e tutto questo si materializza avendo come sfondo tinte epiche e dark.

Il sound è maligno, complesso, stratificato ed estremamente cinematografico. Celestial Death suona pulito e definito in tutte le sue parti, decisamente curato.

Per raggiungere questo risultato sonoro sono stati coinvolti molti collaboratori e già al primo ascolto lo sforzo è più che ben ripagato.

Dietro il banco c’è Olaf Skoreng (Studio Moon Music), al lavoro tra aprile e agosto 2024; il missaggio è a cura di Fredrik Folkare, presso i Chrome Studios (Unleashed, Necrophobic, Hellbutcher) in Svezia e infine (sempre in Svezia) il tutto è masterizzato da Tony Lindgren presso i Fascination Studios (Arch Enemy, Borknagar, Amorphis).

Laurens Houvast alla voce è evocativo, mette al servizio la propria ugola per un qualcosa di più grande, qualcosa che va oltre la comunicazione musicale. Molti sono i colori e i timbri vocali da lui utilizzati, risulta sempre nel pezzo e molto versatile. Un musicista di elevate caratura che farà parlare molto del suo talento.

Celestial Death sarà disponibile come edizione Ltd. CD Digipak nella sua prima stampa, come Gatefold LP su vinile da 180 g (vinile nero illimitato e vinile rosso sangue intenso limitato in 300 copie, disponibili su cmdistro.de, vari altri rivenditori e direttamente dalla band) e come album digitale.

Awakening apre le danze, un prologue atmosferico e sinfonico che crea molte aspettative per la vera e propria apertura di Faceless Matter, primo singolo del platter. Ha uno start spaccaossa, il lato melodico è sempre in risalto, ma la violenza è comunque devastante. Il livello tecnico della band è alto. Laurens Houvast si fa subito strada dividendosi tra riff demoniaci e linee vocali disperate, Frank te Riet (bassista, tastierista e corista) lo segue a ruota accompagnato dalla mano violenta ai fusti di Marco Prij.

Si giunge a Static Horizon che, nonostante quanto già espresso, potrebbe rappresentare di certo il livello più alto. Il chorus è melodico ed epico, le molte parti strumentali ben si intersecano all’interno della struttura “canzone” dando un senso di continuità invidiabile per molte altre band del settore. Le tastiere sono la ciliegina sulla torta, contribuiscono a rendere mistico e oscuro il sound dei Cryptosis, sempre presenti nella loro semplicità (come scritto in apertura), ma mai invadenti.

Brano già più o meno noto è la successiva The Silent Call, uscito per l’omonimo EP ben più di un anno fa. Scelta discutibile forse, ma lo stesso brano risulta innestato perfettamente all’interno di questo disco.

Ascending è il brano più heavy style, molto godibile e oseremmo dire a tratti orecchiabile. Il break in arpeggio è brillante e per niente banale. Un brano dalla grossa carica emotiva. Lo special strumentale (e orchestrale) conduce al finale in modo inaspettato, ma che appaga l’ascolto.

Motionless Balance fa da preludio a Reign Of Infinite, altro brano complesso a metà tra gli Emperor più moderni e i primi Arch Enemy (quelli di Sinister Mephisto per intenderci). Questo è il singolo uscito il 14 gennaio 2025 con un videoclip professionale, semplice, ma di grande impatto. Per chi scrive non rappresenta il punto più alto dell’album, ma sicuramente quello “meglio confezionato”, che potrà avvicinare piuttosto facilmente molti ascoltatori alla band.

La parti di chitarra sono velocissime, ma non mancano arpeggi più riflessivi come nella successiva Absent Presence, dall’intro che anticipa un mid tempo in pieno stile Behemoth (ascoltare per credere la voce di Laurens Houvast)

In Between Realities rappresenta davvero una seduta d’allenamento per Marco Prij dietro le pelli; il drumming è velocissimo e molto variegato e si fa apprezzare in più di un passaggio. Sprazzi trash e power si confondono per dar vita a questa parentesi di pura follia musicale. Punto focale di Celestial Death è la coerenza, seppur con molte influenze all’attivo, il sound dei nostri è riconoscibilissimo nella sua originalità

Cryptosphere è forse il punto più debole, dall’attacco in riff guitar troppo pomposo dove l’uso della tecnica questa volta risulta pedante. Tutto sommato si fa ascoltare grazie alle parti vocali nella strofa, che riescono a riportare l’ascoltatore su sentieri più sicuri.

Wander Into The Light vale da sola tutto il prezzo d’acquisto, sognante brano strumentale che chiude in bellezza questo viaggio sonoro in pieno stile “titoli di coda”. Come definire in poche parole questo piccolo gioiello di poco più di 3 minuti? “Celestial death” ovviamente.

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