Recensione: Cerebral heART
Irruente e martellante come un moscone con le convulsioni: è il disco d’esordio dei toscani Incoming Cerebral Overdrive. Poco più di 30 minuti di denso concentrato di pesante hardcore, mathcore, death metal e chi più ne ha più ne metta. Cerebral heART è stata una graditissima sorpresa per tutti coloro i quali sono sempre pronti a strapazzare la scena rock alternativa italiana tacciandola di poca originalità e di scarsa verve compositiva.
Questi cinque pazzoidi, dopo un primo assaggio con una prima demo nel 2003, gettarono sul mercato un prodotto curato in ogni dettaglio, realizzato con passione ed un po’ di sano gusto underground figlio di una lunga esperienza maturata su palchi polverosi di ogni tipo.
Quello che si respira all’ascolto di brani del calibro dell’opener Food o di Seasons, Hope, Slave è il nervosismo, il brivido sulla schiena che solo la rivolta può regalare. Testi arrabbiati, alienanti e la dura realtà che viene sbattuta in faccia senza pietà, con un risentimento che ricorda maestri nostrani come i Raw Power. Non si tratta però soltanto di pura aggressione sonora fine a sè stessa; in Cerebral heART c’è classe da vendere. Non sono rari i momenti di raffinata calma in cui anche il cantato furibondo di Samuele Storai si placa per qualche attimo brevissimo di quiete, durante i quali scintillano le doti della sessione ritmica composta da Alessio Corsini al basso e Filippo Baldi alla batteria: due che rendono sinuose e jazzate anche le sfuriate più dirette del gruppo. Ascoltare Awakening per credere. Un pizzico di elettronica e chitarre dai riff ossessivi fanno in modo, alla fine della giostra impazzita, che il tutto risulti essere un mix talmente tanto trascinante e talmente poco banale da farci giungere in un batter d’occhio alla strumentale di chiusura ancora con il ballo di San Vito nelle gambe per come era iniziata, spazzando via per mezz’ora le inutili pippe mentali su tecnicismi superflui ed orpelli di ogni genere, per un puro e sano coinvolgimento da moshpit. E’ il live infatti, e su questo potrei giurarci, la dimensione ideale per gli Incoming Cerebral Overdrive, perchè la loro musica sembra quasi farteli vedere che si dimenano idealmente sul palco di un piccolo, sudicio club metropolitano.
Anima underground ma, come si diceva, grande dedizione per i particolari del proprio lavoro: una ottima produzione ha messo in risalto alla perfezione le più piccole sfumature del disco mentre l’artwork a tinte scure ma ottimamente definito è davvero godibile ed artisticamente apprezzabile, frutto del magnifico lavoro dell’Antisocial Studio Graphic Design. Nel CD, inoltre, è presente anche un bel videoclip d’animazione per il brano Slave che, per qualche verso, ricorda un po’ quelli realizzati dai Tool.
Così si presentarono al mondo gli Incoming Cerebral Overdrive solo un paio d’anni fa, dimostrando grandi doti e preannunciando un eccellente futuro, nella speranza di fare il grande balzo internazionale che gli permettesse di rivaleggiare con i nomi più importanti dell’avantgarde: un esordio coraggioso per un progetto positivamente ambizioso.
Francesco ‘Darkshine’ Sorricaro
Tracklist
1. Food 02:54
2. Analysis 02:45
3. Wait 03:11
4. Seasons 03:15
5. Hope 04:36
6. Slave 04:42
7. Born 04:14
8. Awakening 03:39
9. Vibrated 02:16
Durata totale 31:25