Recensione: Chain of Command – ristampa
Non fatevi prendere da improvviso panico, questo non è il nuovo disco dei Jag Panzer. La Century Media ha immesso sul mercato, finalmente, la ristampa rimasterizzata del secondo full-length dei Jag Panzer ossia “Chain of command” del 1987 e mai edito ufficialmente.
Dopo una ricca raccolta dei migliori brani del loro passato storico i nostri statunitensi danno in pasto ai loro supporter un lavoro da vero culto, un disco che per molti ha rappresentato l’oggetto del desiderio per anni. In effetti esiste una versione bootleg in studio di “Chain of Command” ed è stata stampata in maniera non esattamente limpida dalla Reborn Records insieme all’ep dei Majesty, la stessa ditta ha anche messo sul mercato “Shadow Thief” un altro disco mai edito da parte dei Jag Panzer. Quell’edizione in effetti non soddisfa molto, il suono è decisamente artigianale ed il costo è sinceramente alto, anzi per citare le parole di Mark Briody: “It’s an incredible rip-off!”. Questa ristampa vi offre il disco completo più un pezzo inedito dell’epoca a un prezzo normale, senza bisogno di farvi spennare in qualche mercatino del disco cercando il bootleg che vi dicevo. I Jag Panzer dell’epoca “Chain of Command” erano Christian Lasegue alle chitarre, Bob Parduba al microfono e i veterani (attivi nella line up attuale) Mark Briody, John Tetley e Rikard Stjernquist rispettivamente alle chitarre, basso e batteria. Per chi tra voi non avesse ancora sentito la performance di Bob Parduba posso dire che la sua voce non regge il confronto con un dio del metal come Harry Conklin, però certamente Parduba aveva ottime caratteristiche vocali e ha dato un grande contributo alla musica dei Jag Panzer in quegli anni. Il sound del gruppo è totalmente incentrato sui canoni dello US metal degli anni ottanta, un genere che i Jag Panzer hanno praticamente fondato. Quindi è doveroso sottolineare il valore artistico di questo platter che restaurato in formato digitale ha ancora tanto da dare ai metallari di oggi e ai più giuvani.
La title track apre il disco all’insegna di un metal elegante e giocato su riff veloci e taglienti, il mood del gruppo appare subito aggressivo ed efficace, le ottime linee vocali disegnano contorni epici e creano un’atmosfera crescente che vi travolgerà. Con “Shadow thief” siamo introdotti nel metal classico americano con le iniziali maiuscole, un pezzo magistrale affidato a un lavoro ritmico fluido e coinvolgente che lascia decollare splendide parti vocali. L’hard oriented “She waits” offre un minimo di imprevisto all’ascoltatore, di sicuro non si tratta di un brano ortodosso ma sembra messa bene a fuoco e divertente. Torniamo all’heavy metal epico di pezzi magistrali come “Ride through the storm” e “Never surrender”, se amate i primi Iced Earth credo che questi brani vi colpiranno molto, le atmosfere sono fluide e aggressive mantenedo un profilo oscuro e malvagio. Più diretta “Burning heart” rivela una chiara intenzione live nel suo refrain diretto, certamente un pezzo del genere avrebbe molta fortuna ancora oggi. Bella pure “Sworn to silence” che alterna con eleganza le chitarre ritmiche inconfondibilmente statunitensi con ottimi spunti vocali crescenti. Il disco si chiude con lo strumentale “Dream theme” e l’outro “Gavotte in D”. L’inedito “When the walls come down” i Jag Panzer mostrano una grande ambizione compositiva riuscendo a colpire per classe e cura degli arrangiamenti, in qualche modo si pregustano gli stilemi elaborati di dischi successivi come “Thane to the throne”.
Ragazzi, c’è poco da dire, quando viene immesso sul mercato un platter del valore storico di “Chain of command” si può solo cercare di farlo proprio.
Prelude
Chain of Command
Shadow Thief
She Waits
Ride Through the Storm
In A Gadda Da Vida
Never Surrender
Burning Heart
Sworn to Silence
Dream Theme
Gavotte in D
When the Walls Come Down