Recensione: Chained To The Nite
Se è vero che il buongiorno si vede dal mattino, il rischio di passare una giornata tediosa appare concreto, riferendosi al trio di musicisti canadesi che risponde al nome di Cauldron; dato che almeno una mezza dozzina di gruppi hanno già adottato, nella storia del Metal, questo moniker.
Aggiungendo poi il fatto che la band stessa si dichiara fautrice del più puro Heavy Metal di derivazione NWOBHM, la paura di trovarsi davanti ad un album dallo stile abusato e consunto diventa tangibile. Invero, quanto sopra potrebbe essere solo una speculazione, dato che “Chained To The Nite” è il full-length che per primo incarna le idee artistiche dei nostri che, inoltre, sono anche di formazione recente (2006) .
E quindi?
Quindi, come spesso accade, la verità sta nel mezzo.
Innanzitutto.
Innanzitutto, il cantante e bassista Jason Decay possiede un timbro vocale ed un approccio alle relative linee che sarebbe impossibile definire in modo più classico di quanto già classico non sia. Ad esser sinceri, nel complesso, il lavoro d’ugola è fluido e piacevole, ma la sensazione è quella di un clamoroso dejà-vu. Non sfuggono a simile inquadramento gli altri due componenti che, nuovamente, compongono il più ortodosso dei modi di mettere assieme degli strumenti con tre elementi: basso e voce, chitarra e batteria. Infatti, sia Ian Chains, che macina e tritura finemente decine e decine di riffs, che Chris Rites, quasi impaurito di discostarsi dal suo più che canonico battere in 4/4, non regalano certo arzigogoli musicali o finezze da cesellatori.
Però.
Però, nel complesso, lo svolgersi delle varie canzoni che assemblano il disco in questione, alla fine, quasi incredibilmente, non risulta così noioso o pesante da digerire come le premesse sopra elencate porterebbero frettolosamente a concludere. Innanzitutto, benché lo stile sia effettivamente incentrato sui ricordi e sulle malinconie di un’epoca (d’oro) ormai passata, il disco “suona” decisamente moderno, nel senso che è del tutto in linea coi tempi sia per quanto riguarda la preparazione di base dei ragazzi, sia per quanto riguarda la produzione, pulita e lineare, evidentemente aiutata in ciò dalla semplicità strutturale della band. Inoltre, il songwriting, pur presentando alcuni momenti di fiacca, è fresco ed azzeccato per la maggior parte dei brani; allontanando dal pensiero la preoccupazione di trovarsi di fronte all’ennesima “operazione-nostalgia” senza anima e cuore.
Infatti.
Infatti “Young and Hungry” centra l’apertura del platter, con il suo lento incedere caldo e melanconico ed il suo facile ritornello anthemico. “Conjure The Mass” addensa poi maggiormente il groove NWOBHM, agghindato da un refrain catchy e da un brillante guitar-solo, miscelandolo con partiture dal sapore Thrash (nemmeno a scriverlo, in puro stile ’80). La melodia, che ha iniziato ad apparire con continuità, la fa da padrona in “Chained Up in Chains”, il cui chorus rimane immediatamente stampato sulla parte interna della scatola cranica. Che i nordamericani non scherzino, lo si comprende subito dalla strutturata “The Leaven / Fermenting Enchantress”, introdotta da un accordo armonico ed accorato, per poi penetrare sino alle ossa con il riffing lento e profondo di Chains (evidente e ridondante pseudonimo), che duetta efficacemente con il basso di Decay.
Classicità a profusione in “Dreams Die Young”, dal ritmo sostenuto, quasi entro i confini dello Speed Metal; classicità che deborda ovunque, a partire dalle basi ritmiche sino al solo di chitarra, passando per il cantato. Come più sopra preannunciato, arriva il primo buco nel nastro compositivo con “Bound to the Stake”: il “tiro” è insufficiente, e la canzone non decolla, rimanendo impantanata nelle sabbie mobili della noia. Non fa miracoli, rispetto alla precedente canzone, “Witch Trail” che, almeno, è movimentata dal ritmo tonico che essa possiede. Si conclude con “Midnite Hour”, pesante e massiccia, e con il classico riempitivo finale della cover di turno, stavolta clonata da “Chains Around Heaven” dei Black N’ Blue, Glam band degli anni Ottanta. A dispetto di tanti esperimenti di “coverizzazione” falliti, la canzone è frizzate e scoppiettante, e mantiene assai bene il groove di quegli anni indimenticabili.
Che scrivere, alla fine?
Che i Cauldron, con “Chained To The Nite”, fanno rituffare l’ascoltatore nelle nebbie del passato, risalendo a ritroso la china sino ai primissimi anni del decennio 1980/1990. Nel farlo, delineano chiaramente tutti i tratti somatici che caratterizzavano in maniera univoca l’allora imperante Heavy Metal, riprendendoli e modernizzandoli coerentemente agli stilemi del terzo millennio, aggiungendo anche qualche pizzico di Thrash. Per natura intrinseca del progetto, manca del tutto l’originalità, ma questo lo si sa benissimo a priori, per cui chi non ama queste proposte può passare tranquillamente avanti. Per gli altri, un viaggio a ritroso nella macchina del tempo.
Daniele “dani66” D’Adamo.
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Tracklist:
1.Young And Hungry 3:36
2.Conjure The Mass 4:10
3.Chained Up In Chains 5:11
4.The Leaven / Fermenting Enchantress 6:17
5.Dreams Die Young 4:03
6.Bound To The Stake 4:27
7.Witch Trail 6:09
8.Midnite Hour 6:00
9.Chains Around Heaven (Black ‘N’ Blue cover) 3:50