Recensione: Chainsaw Dismemberment
Quando esce la parola Mortician si va a inesorabilmente a sconfinare nell’estremo, in quella parte della musica dove poche anime intrepide osano mettere piede, dove si entra innocenti e si esce colpevoli: colpevoli di vivere in un mondo dove tanta follia ha il diritto di esistere!!! Che vi piacciano o no, a questi Mortician c’è da dargli atto di una cosa: sono incorruttibili come l’oro, non c’è niente che possa scalfirli, sono partiti ai loro esordi a testa bassa e non sembrano volerla alzare mai più.
Per chi non lo sapesse, questi newyorkesi sono i re di quell’angolino marcio e malato del Death metal che prende il nome di Grindgore. Trattasi come dice il nome stesso di grind a base di tematiche rigorosamente splatter, ispirate magari alla cinematografia gore, e così via… Certo, l’originalità non è il loro forte, però il loro mestiere lo compiono inequivocabilmente bene.
In cuor mio sono convinto che tutto ciò che questi animali scovano che riesca a infastidire l’ascoltatore lo utilizzino con sano gusto sadico: volete sapere cosa vi aspetta per più di 40 minuti di CD? Presto detto: intro prese da film horror con suoni che vi faranno venire gli incubi, accordature di chitarra fuori dall’umana comprensione, bassi distorti dei quali è fondamentalmente impossibile capire i giri, drum-machine che viaggia su ritmi praticamente impossibili, il growl presumibilmente più basso che un essere umano possa emettere… Devo andare ancora avanti?
Trovo che le uscite dei Mortician a lungo andare possano stufare per la loro ripetitività: tuttavia mi sembra giusto premiare questo gruppo che non si è mai fatto annebbiare le idee dal successo e che è sempre stato ottimo esempio di fedeltà. Inoltre devo dire che questo “Chainsaw Dismemberment” è proprio carino… almeno per i miei gusti. Quindi se siete nuovi a questo tipo di cose ascolto obbligato prima dell’acquisto; se vi piace il genere ma non avete nulla dei Mortician acquisto caldamente consigliato; se avete già tutto dei Mortician e siete in dubbio non mi resta che avvisarvi che sono sempre e comunque loro (ma tanto lo so che il vostro è solo un finto dubbio…).
Matteo Bovio