Recensione: Changes

Di Massimo Ecchili - 29 Giugno 2011 - 0:00
Changes
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Anno: 2011
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65

Esce sotto Avenue Of Allies (con distribuzione italiana a cura di Frontiers Records) il terzo studio album dei rocker svedesi Alyson Avenue, che, a beneficio di chi non lo sapesse, sono l’ex band di Anette Olzon. Dopo la dipartita della celeberrima singer, andata a coprire il ruolo di lead voice nei Nightwish (altrettanto celeberrima symphonic metal band scandinava) Anette è stata rimpiazzata da Arabella Vitanc, sicuramente dotata dal punto di vista tecnico ma dalla voce meno caratteristica e, anzi, a dirla tutta, piuttosto carente di personalità.
Continua dunque la diffusione del rock melodico in terra di Svezia, nazione che può contare già su alcuni nomi di spessore quali The Poodles e H.E.A.T. (tanto per citarne un paio di conosciuti).

Changes, prodotto dagli stessi Alyson Avenue in collaborazione con Chris Laney (già al lavoro coi sopraccitati H.E.A.T.), è formato da undici potenziali hit single radiofonici che puntano tutto (o quasi) su refrain accattivanti e di facile presa, da sempre il grimaldello più efficace per aprire le porte delle varie classifiche di ascolti e di vendite. Non c’è niente da dire su questo: la formula è stata imparata a memoria e applicata piuttosto bene da Niclas Olsson, tastierista e autore di quasi tutti i pezzi; tanto bene che, se da un lato è vero che formalmente è tutto come dev’essere, dall’altro manca sostanzialmente qualcosa. Chiamatela anima, chiamatelo cuore o in qualunque altro modo, ma qualcosa manca.

La prova comincia a materializzarsi a metà del primo ascolto, quando ci si ritrova a chiedersi innanzitutto quante canzoni siano iniziate e finite (una? Cinque? Mah… ) e in seconda battuta quale sia il motivo per il quale, nonostante l’immediatezza dei ritornelli, non ne sia rimasto nemmeno uno a girare in testa. Di sicuro non può aiutare, in questo, la voce della Vitanc, piuttosto sprovvista di espressività e con l’insopportabile tendenza a cantare qualsiasi tipo di pezzo allo stesso modo.
Ad ogni modo, non è che Changes non abbia i suoi punti di forza: un sound tipicamente ottantiano (in particolar modo per quanto riguarda le tastiere) si unisce a qualche buon riff (come quello portante dell’opener Liar) e, all’occasione, una buona dose di “zucchero”, come nella migliore tradizione del genere. Non mancano, inoltre, gli ospiti d’eccezione: si va dalla già menzionata Olzon (presente ai cori in addirittura quattro brani) a Michael Bormann, che duetta con la Vitanc nella romantica Will I Make Love.
Da segnalare ci sono il bell’assolo di chitarra di Rob Marcello (Danger Danger, anche lui in veste di ospite) nella title track e la freschezza di Amazing Days, con il ritornello più azzeccato dell’intero lavoro. Assolutamente insignificante, al contrario, la “poppeggiante” Don’t Know If Love Is Alive, che ricorda molto da vicino le canzoni scala-classifiche della Belinda Carlisle della seconda metà degli anni ottanta; purtroppo non bastano le tastiere di Fredrik Bergh (Bloodbound) a rendere più interessante quello che, a conti fatti, può essere definito un vero e proprio filler. A metà tra questi due opposti si possono collocare, senza infamia e senza lode, Fallen, la successiva Into The Fire (che, pur essendo tutt’altro che memorabile, almeno può contare su di un chorus coinvolgente) e I Will Be Waiting. La tracklist si snoda senza sussulti, così tocca accontentarsi del ritornello frizzante di I’ll Cry For You e di un pezzo tutto sommato interessante come Somewhere per non sprofondare nella mediocrità assoluta. Neanche il finale è di quelli memorabili, con Always Keep On Loving You a concludere poco più di quarantacinque minuti di musica che poco si discosta da un livello di sufficienza.

Changes riprende smaccatamente le sonorità tipiche del rock melodico degli anni ’80 e, aldilà dei difetti già ampiamente ricordati, formalmente non è che sia un disco da buttare. Il problema risiede nel fatto che in un genere quale l’AOR, nel quale è praticamente impossibile inventarsi ancora qualcosa, a fare la differenza è l’anima; anima che qui trova la pista di decollo occupata da tanto mestiere. D’altronde sono sufficienti l’uscita dell’anno scorso di Shining Line e quella di quest’anno di Lionville (solo per restare dentro i nostri confini nazionali) a spazzare via un disco come quello in discussione. Chi medita di dargli una chance è avvertito.

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Tracklist:
01. Liar 4:13
02. Will I Make Love 4:17
03. Changes 3:51
04. Amazing Days 3:57
05. Don’t Know If Love Is Alive 4:37
06. Fallen 4:08
07. Into The Fire 4:41
08. I Will Be Waiting 3:37
09. I’ll Cry For You 3:53
10. Somewhere 4:15
11. Always Keep On Loving You 4:10

Line-up:
Arabella Vitanc : vocals, background vocals
Thomas Löyskä : bass, guitar
Fredrik Eriksson : drums
Tony Rohtla : guitars
Niclas Olsson : keyboards, background vocals

Additional musicians :
Michael Bormann: vocals and background vocals on “Will I Make Love”
Anette Olzon: background vocals on “Liar”, “Into The Fire”, “Always Keep On Loving You”, “Fallen”
Rob Marcello: guitar solo on “Changes”
Fredrik Bergh: keyboards on “Don´t Know If Love Is Alive”
Chris Laney: background vocals on “Amazing Days”
Mike Andersson: background vocals on “Liar”, “Somewhere”, “Changes”, “Don´t Know If Love Is Alive”, “Into The Fire”, “Fallen”, “I´ll Cry For You”, “Always Keep On Loving You”
Tommy Stråhle: background vocals on “I´ll Cry For You”

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