Recensione: Chaos Theory [EP]

Di Daniele D'Adamo - 1 Dicembre 2010 - 0:00
Chaos Theory [EP]
Band: Chaos Theory
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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62

Pensate che quindici minuti di musica (e cinque canzoni) siano pochi, per farsi un’idea su una band? Nel caso dei connazionali Chaos Theory la riposta a questa domanda è no. Se tutto ciò che riguarda un gruppo e suo mondo è sintetizzato correttamente, un quarto d’ora di ascolto può essere sufficiente. Certo, tale sintesi deve essere fatta con raziocinio e con cognizione di causa. Magari ci sono numerosi brani da selezionare, il budget a disposizione è scarso; e quindi anche la semplice scelta di cosa mettere nel demo diventa, alla fine, un’abilità aggiunta.

Questo preambolo per evidenziare che i Chaos Theory (formatisi solo un anno fa … ), con i loro cinque pezzi, riescono a fornire, in “Chaos Theory”, tutte le informazioni necessarie per scrivere una recensione completa, soprattutto, nella parte relativa la loro anima tecnico/artistica.

A lato delle song, comunque, spicca la maturità del quintetto di Rovereto. Prendendo a caso, infatti, un qualunque segmento dell’EP, si ha la netta sensazione di aver di fronte un ensemble esperto, maturo, tecnicamente evoluto; già riuscito nel difficile compito di mettere a fuoco con precisione il proprio sound. Insomma, un sound tipico delle produzioni professionali, piuttosto che quello che spesso rimanda alle autoproduzioni. Un suono pieno, massiccio, potente e non ultimo, raffinato quando occorre.

La buona preparazione tecnica del combo della provincia di Trento, facilmente individuabile in ciascuno dei cinque membri, consente al combo stesso di mettere assieme una manciata di canzoni piuttosto omogenee fra loro. Si tratta di thrash puro, incontaminato; fatto di riffoni segaossa compressi dal palm-muting, ritmiche in quattro quarti ben accelerati, basso tonante, cori anthemici e, infine, linee vocali aggressive e scabre come la carta vetro a grana grossa.

L’EP, infatti, propone sin da subito un inno al genere dei Nostri: “Domination”. Mid-tempo erculeo grazie a un uso sensato della doppia cassa, guitarwork potente e ordinato, voce stentorea che scandisce le varie strofe, con l’immancabile solo di chitarra e break centrale un po’ più rallentato rispetto all’andamento medio del brano. “Final Solution”, introdotta da un dolce arpeggio, mostra – rispetto alla song precedente – un rifferama più evoluto, trascinante e dinamico; costruito anch’esso su una sezione ritmica non particolarmente rapida. Indovinata l’interpretazione del vocalist, che evita accuratamente di rifarsi ai tanti cliché del passato e del presente. A parer mio, l’episodio più riuscito dei cinque che fanno la storia di “Chaos Theory”. “Spyral”, difatti, si srotola sui timpani senza infamia né lode; mentre con “Runaway” ci si avvicina, ma non troppo, ai mid-tempo canonici dello «Slayer-style». Anche se alcune armonizzazioni sono melodiche al punto giusto, con il cantante che, in occasione del ritornello, sfiora l’ugola di Bruce Dickinson. Chiude “Chaos Theory”, nella quale l’influenza slayeriana si percepisce, stavolta con più consistenza, nella strofa e nei soli di chitarra.

La base per andare avanti con serietà, in definitiva, i Chaos Theory l’hanno costruita. Latita un po’ il songwriting, nel senso che le canzoni nel complesso sono sì godibili, ma tutto sommato anonime. La personalità che l’ensemble mostra nel sound, manca nella composizione. Questa da migliorare, quindi. Se possibile.      

Daniele “dani66” D’Adamo

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Track-list:
1. Domination 3:04
2. Final Solution 4:03
3. Spyral 3:05
4. Runaway 2:41
5. Chaos Theory 3:02

All tracks 15 min. ca.

Line-up:
Claudio Peterlini – Vocals
Giovanni Spagnolli – Guitar
Davide Benedetti – Guitar
Daniele Desantis – Bass Guitar
Michele Finadri – Drum
 

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