Recensione: Chapter III

Di Matteo Bovio - 9 Febbraio 2002 - 0:00
Chapter III
Band: Agathodaimon
Etichetta:
Genere:
Anno: 2001
Nazione:
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50

Sembrerà strano ma è vero: capita che nel mondo della musica critica e pubblico siano quasi del tutto concordi nella valutazione di un gruppo. Credo che quello degli Agathodaimon sia il caso più ecclatante: il gruppo tedesco è sempre stato preso a mazzate dai critici e d’altra parte non ha mai avuto riscontri positivi di vendite. E per una volta mi devo dire completamente d’accordo con i più…

Faccio così partire la prima traccia della loro ennesima fatica, “Chapter III”, e da principio rimango un attimino perplesso: ad attendermi trovo infatti una super produzione con suoni perfetti e registrazione impeccabile. La domanda sorge dunque spontanea: possibile che qualcuno si dia così tanto da fare per un gruppo mediocre? E la risposta, triste a dirsi, ma è sì.

Se decidiamo infatti di andare dietro al velo iniziale che riveste il Cd, i contenuti sono scarsucci. Penso che ogni gruppo con le loro stesse possibilità avrebbe prodotto lavori simili; infatti nulla, se non la pompatura che il suono porta con sè, mi ha fatto restare in mente questo lavoro. Non voglio mettere in discussione che a qualcuno possano piacere questi tedesconi: tutto sommato sono quanto mai convinto che nessuno li reputi dei mostri di bravura. L’unica cosa che si può ricavare dal loro ascolto è un distratto piacere; di quello che si può ricercare magari mentre si sta facendo qualcos’altro di più costruttivo…

E tanto per completare il quadro, ci sono infiniti richiami a due dei nomi più discussi di tutto il metal odierno: Cradle Of Filth e Dimmu Borgir. Effetto immediato di questa considerazione è che non si può parlare in nessun modo di personalità quando si parla degli Agathodaimon. Io ho ascoltato solo minuti e minuti di palloso black sinfonico: siamo tutti stufi di finte pose da cattivoni!!!! Non se ne può più di questi gruppi che vogliono essere cattivi e allo stesso tempo farciscono la loro musica di inutili ma orecchiabili tastiere.

Se vi piacevano prima, adesso non saranno di certo da meno; allo stesso modo, se li odiavate prima, nulla è stato fatto per rinnovarsi. Direi che non serve aggiungere altro: a parte una tirata d’orecchie a questo gruppo, che a quanto pare è nato nel semi-anonimato e ha intenzione di estinguersi allo stesso modo.
Matteo Bovio

Tracklist
1. An Angel’s Funeral
2. Spirit Soldier
3. Paradise Beyond
4. The Ending Of Our Yesterday
5. Past Shadows
6. Departure
7. Sacred Divinity
8. Burden Of Time

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