Recensione: Charlemagne – By The Sword And The Cross
Fino all’ultimo siamo stati combattuti circa la “recensibilità” di questo album, giunto in pompa magna tra annunci, trailer e campagne promozionali degne delle più costose pellicole di Hollywood.
I dubbi riguardano – manco a dirlo – la musica, quasi in sordina nei confronti dell’ingombrante presenza, guardacaso di uno dei più benvoluti protagonisti della Hollywood cinematografica, Sir Cristopher Frank Carandini Lee, a quanto pare discendente diretto di Carlo Magno, sulla cui figura sono concentrate tutte le speranze commerciali di questa release: quello che invece dovrebbe essere l’oggetto del contendere, la musica appunto, è per larga parte appartenente a un genere, la colonna sonora, normalmente non trattato su queste pagine.
Solo a sprazzi emergono delle elettrificazioni, e degli arrangiamenti ritmici e corali riconducibili a quelle che conosciamo come Metal Operae, anche se le atmosfere epiche influenzate da famosi metal act (Manowar su tutti) permeano l’intera composizione.
A ben guardare è proprio ai Manowar che dobbiamo pensare, quando ascoltiamo la voce dell’ottantottenne (!!!) Lee interpretare il protagonista del concept-album, dal momento che è impossibile non trovare più punti in comune con le collaborazioni tra la metal band americana e il grande Orson Welles. D’altra parte lo stesso contributo di Lee, pur essendo generosissimo – non è infatti solo un cameo – resta sempre in uno stile troppo recitativo, e troppo poco cantato per pretendere una qualche speranza di longevità: anche le altre interpretazioni sono sulla stessa falsariga, quando addirittura non assumono il ruolo di pura narrazione.
Le parti strumentali, sapientemente composte e dirette per un’orchestra di oltre 100 elementi dall’italianissimo Marco Sabiu – già autore per Kylie Minogue, Take That e Ennio Morricone – riflettono in pieno la matrice di una colonna sonora per un film epico, e su disco, con interpretazioni vocali come quella descritta, ci consegnano un album dagli elevati effetti soporiferi, interrotti solo sul finale da qualche timido accenno di “risveglio” metallico, peraltro piuttosto ingolfato da discutibili scelte in fase di produzione.
E’ facilmente immaginabile come la presenza di un personaggio di tale spessore abbia fomentato l’entusiasmo di due metal band (sulle quali non abbiamo riferimenti certi) che hanno contribuito alla fase esecutiva, nonché gli sforzi promozionali di etichette e distributori, alle prese con un’occasione che in questo delicato momento per il mercato discografico è più unica che rara.
Quello che magari risulta meno comprensibile è la facilità con cui l’interprete di Saruman ne “Il Signore Degli Anelli“, del Conte Dooku in “Star Wars“, o di Dracula in svariati horror degli anni ’60 e ’70, abbia prestato il suo volto a quella che potrebbe essere considerata come una mera operazione commerciale, in piccolo, se paragonata alle grandi campagne cinematografiche cui sarà sicuramente abituato, e per questo carica di pacchianeria.
A cominciare dall’artwork.
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Tracklist:
- Ouverture
- Act I – Intro
- Act I – King of the Franks
- Act II – Intro
- Act II – The Iron Crown of Lombardy
- Act III – Intro
- Act III – The Bloody Verdict of Verden
- Act IV – Intro
- Act IV – The Age of Oneness out of Diversity
- Act V – Intro
- Act V – Starlight
- Finale
- Hiberia
- The Bloody Verdict of Verden (Instrumental)
Line Up:
Christopher Lee – Charlemagne
Christina Lee – Narrator
Phil SP – Pippin the Short
Mauro Conti – Pope Hadrian
Vincent Ricciardi – Young Charlemagne
Lydia Salnikova – Hildegard
Christi Ebenhoch – Storytelling Singer