Recensione: Chasing Shadows

Di Federico Mahmoud - 13 Marzo 2008 - 0:00
Chasing Shadows
Band: Empire
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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59

La gestione di un “supergruppo” nasconde immancabilmente delle insidie, poiché ai benefici d’immagine legati alla partecipazione di artisti di grido si contrappone un’impennata esponenziale delle aspettative che, non di rado, risultano disattese. Il chitarrista Rolf Munkes, con un passato in formazioni minori della scena tedesca, dal 2001 è al timone del progetto Empire, tributo in chiave moderna ai fasti dell’hard & heavy sposato da nomi importanti: Neil Murray, Anders Johansson, Don Airey, Mark Boals, Tony Martin… celebrità dal curriculum chilometrico. Per Chasing Shadows, quarto album in sette anni di attività, parlare di all-star band non è errato: accanto al pilastro Murray trovano infatti posto Doogie White, già vocalist di Y.J. Malmsteen, Rainbow, Cornerstone e l’onnipresente Mike Terrana.

Annunciato quale degno successore di The Raven Ride (recensito con buoni voti anche su TrueMetal), Chasing Shadows è invece un album che paga i limiti artistici del suo autore e si macchia, senza mezzi termini, di un autentico spreco di talento. Partiamo dagli ultimi arrivati. Doogie White, sulla carta l’uomo in più di una campagna acquisti faraonica (per parafrasare un motto del giornalismo sportivo), finisce per tappare i buchi di un songwriting insipido, che paradossalmente ripone nell’estro del cantante le uniche possibilità di rilancio; le prime uscite sono incoraggianti (la rocciosa The Alter o Mother Father Holy Ghost, che richiama certe sonorità dei Dio più recenti), ma la tracklist è destinata a un lento quanto inesorabile declino, che tocca il fondo con la ridondante Child Of The Light. Per quanto riguarda Mike Terrana, del tentacolare batterista ammirato negli ultimi tempi non c’è traccia: il disco è un susseguirsi di pattern lineari a portata di tutti… a che pro reclutare un fuoriclasse a mezzo servizio? Esigenze di marketing, evidentemente. Nessun dubbio peraltro sulle responsabilità oggettive del padrone di casa, Rolf Munkes: chitarrista dal tocco anonimo (penalizzato oltretutto da scelte discutibili in sede di produzione), è artefice e promotore di un disco che ricicla sé stesso, rivelandosi fin troppo statico e impostato sulla lunga distanza. Risultato? Tempi medi protratti a oltranza e brani che si alternano senza soluzione di continuità, con la sola accelerazione di Tahigwan Nights a costituire un sussulto isolato.

Decisamente poco per una band attesa al varco della consacrazione. Chasing Shadows è il classico prodotto per cui vale il sempreverde “tutto fumo e niente arrosto”, oltretutto alla luce delle personalità coinvolte. Si può dare di più.

Federico Mahmoud

Tracklist:
01 Chasing Shadows
02 The Alter
03 Mother Father Holy Ghost
04 Sail Away
05 Child Of The Light
06 Tahigwan Nights
07 Manic Messiah
08 Angel And The Gambler
09 A Story Told
10 The Rulers Of The World

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