Recensione: Cheat The Gallows

Di Angelo D'Acunto - 17 Settembre 2009 - 0:00
Cheat The Gallows
Band: Bigelf
Etichetta:
Genere: Prog Rock 
Anno: 2009
Nazione:
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77

Los Angeles (California), anni ’70, ops… primi anni ’90: è in questo periodo che Damon Fox e Richard Anton decidono di dare vita alla creatura Bigelf, proponendo inizialmente uno stoner doom di scuola sabbathiana con molti tratti psichedelici. Nel 1995 arriva la release di Closer To Doom, primo full-length che comincia ad attirare l’attenzione del pubblico in madre patria, seguito dall’altrettanto valido Money Machine, disco che viene condito da contaminazioni nettamente più prog rock. Il successo su scala internazionale arriva però solo otto anni più tardi con Hex, album che viene realizzato nonostante i vari problemi di line up che porteranno all’abbandono del membro fondatore Anton, sostituito dal bassista finlandese Duffy Snowhill. Con l’aggiunta di Ace Mark alla chitarra, il combo californiano ritrova una certa stabilità della formazione e porta a termine i lavori del quarto studio album ufficiale, Cheat The Gallows, edito in Europa dalla Powerage Records.

Molte cose sono cambiate rispetto agli esordi, a partire da un sound sempre più orientato verso il prog rock dei 70’s, fino ad arrivare ad una maturità compositiva che porta Damon Fox e soci ad assimilare come si deve le lezioni impartite dai maestri, cercando comunque di esprimersi nel modo più personale possibile. Ad ogni modo la ricetta dei Bigelf resta piuttosto semplice ed efficace, con influenze maggiori riscontrabili nell’hard/prog rock più diretto degli Uriah Heep, nelle contaminazioni psichedeliche degli Hawkwind e senza dimenticare tutti altri maestri della scuola prog settantiana.
Ma parlavamo di personalità, e in questo caso la band californiana ne ha veramente da vendere, sopratutto per quanto riguarda una forte impronta teatrale che ne contraddistingue le composizioni; basti già solo l’esempio dell’iniziale Gravest Show On Earth o di una Superstar che difficilmente riuscirà a non coinvolgervi, entrambe condite dall’uso massiccio di orchestrazioni, atte quasi ad evidenziare il lato più epico ed eccentrico del combo. Ancora più fondamentali sono invece le continue incursioni di synth ad opera dello stesso Fox, capaci di mantenere sempre alto il livello di psicheledia presente all’interno delle partiture, come nel caso della parte centrale di una The Evils Of Rock & Roll letteralmente da applausi, o nei cambi di tempo e di umori delle ottime Blackball e Race With Time, pezzi dove la band riesce a mischiare sapientemente l’immediatezza di fattura più hard rock con gli effetti da abuso di acidi degli Hawkwind senza rischiare di andare troppo in confusione. Non da meno i momenti più soft del disco, come nel caso dell’emozionante No Parachute, condita da un pregevole uso delle chitarre acustiche, seguita dall’altrettanto sognante The Game, dove a mettersi in risalto è nuovamente l’uso quasi spropositato delle parti orchestrali.

Nulla di così innovativo, sia chiaro. Cheat The Gallows dal punto di vista compositivo non inventa praticamente nulla. Resta però il fatto che l’interpretazione dei Bigelf è a tutti gli effetti condita con una certa classe e personalità, nonché con tutta l’esperienza di chi ha alle spalle quasi vent’anni di musica suonata: tutti fattori capaci di incidere sulla qualità effettiva delle composizione che, in questo caso, si attesta su livelli piuttosto alti.

Angelo ‘KK’ D’Acunto

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Tracklist:

01 Gravest Show On Earth
02 Blackball
03 Money, It’s Pure Evil
04 Evils Of Rock & Roll
05 No Parachute
06 Game
07 Superstar
08 Race With Time
09 Hydra
10 Counting Sheep

Line Up:

Damon Fox: keyboards and vocals
Ace Mark: guitar
Snowhill: bass
Frothingham: drums

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