Recensione: Chemical Assault
Dedicato a tutti coloro che lo davano per disperso. A chi lo ha violentato, contraffatto, snaturato, vendendolo al miglior offerente. A chi lo ha rinnegato o abbandonato, salvo poi riabbracciarlo in tempi sospetti. Oggi si consuma la sua vendetta!
Chemical Assault è la rivincita del thrash metal più puro e incontaminato, un autentico miracolo underground firmato Violator. Originario di Brasilia, il quartetto carioca opera da ormai cinque anni alla larga dai riflettori, macinando chilometri su chilometri nel nome di una passione che fa da ponte tra due generazioni; con pochi soldi e una piccola ma agguerrita etichetta alle spalle, questi ragazzi (classe ’85) incarnano il prototipo di gruppo indipendente che non fa notizia ma è vitale per la sopravvivenza del genere, sempre più bisognoso di concretezza in cambio di sterili proclami senza riscontro. Violent Mosh (2004), EP da sei tracce poi ristampato in split con Invincible War dei connazionali Bywar, era il primogenito di una realtà giovane e ancora acerba, ma già in grado di scaricare colpi mortali del calibro di The Plague Never Dies e Thrash Maniacs: titoli programmatici che lasciano poco spazio all’interpretazione, perché Violator non è sinonimo di sorpresa, ma garanzia. Certezza che permea anche il nuovissimo Chemical Assault, un’opera concepita nell’ombra ma dall’eco ben più roboante di tanti lavori blasonati, che dal confronto porteranno a casa solo un’abbondante scorta d’imbarazzo.
La formula è la stessa di due anni fa, riveduta e potenziata: il thrash à la Violator è un viaggio tra i boati della Bay Area e la furia iconoclasta della scuola europea, motivi rivisitati con l’impulsività e la foga tipiche dei gruppi sudamericani; ne risulta una mezz’ora di musica dalla longevità assicurata, in cui la chitarra di Pedro Capaça (uno che ha studiato su Bonded by Blood e The New Order) forgia una serie massacrante di riff d’altri tempi, miscelati alle raffiche di batteria in un binomio schiacciasassi. Atomic Nightmare, UxFxTx (= United for Thrash), Destined to Die e Addicted to Mosh costituiscono il quadrato magico del combo verdeoro: ritmiche serrate, stacchi mosh da capogiro, il cantato isterico di Pedro Poney Ret che ricorda un giovanissimo Mark Osegueda – tutto è al proprio posto. Il resto del materiale non allenta la morsa, proseguendo una folle maratona che individua nelle dinamiche Toxic Death e After Nuclear Devastation le tappe più esaltanti; c’è tempo anche per inserire l’azzeccata strumentale Ordered to Thrash, che ha il pregio di rivalutare un appuntamento troppo spesso bistrattato nelle produzioni di settore.
Suoni e artwork rientrano in toto nell’operazione nostalgia messa in piedi dai Violator, anche se ridurre l’iniziativa dei brasiliani a mero revival stilistico (e concettuale) sarebbe quantomeno irrisorio, per non dire inesatto. La verità è che i Violator riescono laddove il 90% delle band odierne fallisce, assicurando un approccio insensibile a ogni logica di mercato e votato a comporre musica sincera, tanto verso chi la compone quanto chi ne fruisce. Chiamatela inconsapevolezza, inesperienza o più semplicemente onestà, il risultato non cambia.
Chemical Assault non è soltanto un’ipotetica macchina del tempo consigliata a chi – come il sottoscritto – preferisce l’originale alle imitazioni, ma anche la dimostrazione tangibile che di thrash metal ne esiste uno solo e che di novità e rivoluzioni, di fronte a lezioni del genere, nessuno sente il bisogno.
Federico ‘Immanitas’ Mahmoud
Tracklist:
01 Atomic Nightmare (mp3)
02 UxFxTx
03 Destined to Die (mp3)
04 Addicted to Mosh
05 Brainwash Possession
06 Ordered to Thrash
07 Toxic Death
08 Lethal Injection
09 The Plague Returns
10 After Nuclear Devastation