Recensione: Children of the Manor

Di Alessandro Zaccarini - 20 Giugno 2006 - 0:00
Children of the Manor
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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76

Wo-ho! Che sorpresa questi Grayson Manor! Quanto rock’n’roll tra i solchi di questo Children of the Manor, debut di una band ancora giovanissima ma con già tutte le carte in regola per fare hard rock di quello vero.

L’apertura con Set You Free è niente meno che fulminante. Un Alleluja si trasforma in un pezzo hard’n’heavy tutto da godere: velocità vertiginose con suoni e intenzioni che sembrano uscire niente di meno che dai Raven di Rock Until You Drop. Non è un caso isolato, perché questi ragazzacci della Georgia per tutto lo scorrere del loro primo disco dimostreranno di aver capito eccome la lezione di Motorhead, Motley Crue e Guns’n’Roses, nonché tutta la filosofia street a stelle e strisce, soprattutto tra i riff di High School Confidential, altro apice energetico dell’album.

Unico mezzo passo falso di tutto il lavoro è New Generation, dove la band risente del panorama US che li circonda e perde la sua genuina grinta retrò per smarrirsi in soluzioni troppo contemporanee. Fortunatamente è un caso isolato e fortunatamente il brano non è poi così malvagio. C’è poi spazio anche per qualche episodio dal ritmo più blando, figlio di quella scuola festaiola e vacanziera che dai Ramones in poi ha sbocciato abbondantemente tra le giovani band americane. A questi attributi risponde una famiglia di brani di Children of the Manor, nello specifico Sweet Sixteen, I’ve Been Trying e soprattutto l’ottima Farmer’s Daughter. Per il finale la band unisce al lotto anche una ballad: la parentesi porta il nome di Maggie May e risulta piacevole e ben concepita, grazie a stilemi che non abbandonano il prototipo stilato da grandi e piccoli della scena negli anni passati.

Pezzi tirati, ritornelli orecchiabili e puntuali, ecco l’arma vincente di Grayson Manor, creatura guidata da Brad Cox, singer carismatico già noto alle vicende del rock d’oltreoceano per progetti paralleli (uno dei quali vede coinvolto un ex drummer dei Dying Fetus), per aver fatto un provino per un tale Slash a soli 22 anni di età (anzi pare che la collaborazione sia andata anche oltre a un semplice provino…) e per aver lanciato una linea di vestiti. Insomma il ragazzo ha intenzione di lasciare un segno. E ci sta riuscendo.

Tornando alla musica suonata, nel pacchetto troverete anche incluso, come bonus, tutto il primo EP della band. Il mini, intitolato ‘Back on the Rock’, ripropone gli stessi convincenti mezzi del disco con forse ancora un pelo in più di grinta e un orientamento più glam rispetto ai brani di Children of the Manor (eccezion fatta per la veloce One Shot, dove esce a galla l’amore per i Judas Priest dei primi tempi).

Diciamocelo, i Grayson Manor non hanno inventato nulla, ma avercene di band capaci di mettere questa energia e questa passione in ciò che fanno. Gli amanti dell’hard rock e dello street faranno più che bene a tenere sotto controllo questa band: se tutto andrà come pare lecito aspettarsi ci troveremo di fronte davvero a grandi sorprese.


Tracklist:
01. Set you free
02. New generation
03. High school confidential
04. Mamasita
05. Sweet sixteen
06. In my skin
07. I’ve been trying
08. Habitual refugee
09. Farmer daughter’s
10. Killer on the loose
11. Maggie May

Bonus Tracks: Back on the rock E.P.
12. Ragdoll
13. Enemy
14. Down and Dirty
15. Losing Salvation
16. No more no may
17. One Shot

Alessandro ‘Zac’ Zaccarini

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