Recensione: Chimera
Arrivati con questo album a quota quattro, i nostri cinque musicisti decidono di regalarci l’ennesimo album di gran valore, sfornando un disco di progressive metal atmosferico, ricco di venature thrash, nel quale tastiere futuristiche convivono con chitarre distorte, parti di batteria aggressive e un basso pulsante in sottofondo. Composto da nove pezzi, l’album si presenta fin da subito come il più complesso mai sfornato dal gruppo.
Ma diamo un’ occhiata più da vicino a ciò che questo prodotto ci offre: futuristiche note di tastiera fanno iniziare il nostro viaggio con Periscope, canzone nella quale ogni componente sembra volerci dimostrare che quest’album non ha confini: ci troveremo così travolti da controtempi a ripetizione e linee chitarristiche di gran classe, il tutto a supporto della calda e suadente voce del singer. Si prosegue con In The End, traccia meno arzigogolata della precedente e più vicina al classico prog americano, ma non per questo meno efficace, anzi… grazie alla sua linearità (sempre che di linearità si possa parlare), In The End è probabilmente la traccia migliore di tutto il platter, aiutata anche da un chorus veramente di rara bellezza. The Hidden Riddle viene invece aperta da un arpeggio di chitarra classica, alla quale bene si va a legare il cantanto, ancora una volta da applausi per l’ espressività e la pulizia. La tranquillità pervade questa traccia in tutti i suoi aspetti, anche quando iniziano a farsi sentire le chitarre elettriche. Dopo un atipico intro stile thrash metal, parte Going Under, andando a riallacciarsi all’ interpretazione progressiva della prima traccia; ci troveremo dunque a dover fare i conti con continui cambi di tempo, tastiere onnipresenti, assoli e atmosfere quasi tetre, sottolineate dalla prestazione della chitarra di Reinholdz. Ancora chitarre acustiche ad aprire The Cage Of Me, traccia che esplode in un pezzo pesantissimo dalle venature quasi panteriane, smorzate però da un pregevole utilizzo delle keys e da un’interpretazione vocale veramente magistrale. Eccellenti le strofe nelle quali basso e tastiere sovrastano gli altri strumenti. Sulla stessa riga del precedente pezzo parte No Guidelines, canzone ancora una volta decisamente violenta rispetto agli standard progressive. Ineccepibile la prestazione generale della band, con un particolare plauso da tributare alle linee chitarristiche.
Unica nota stonata in tutto questo ben di Dio risulta invece essere Iskenderun, che a causa di una base melodica vermanete poco azzeccata, e anche di una generale confusione compositiva si lascia scordare di fretta. Splendida invece Inner Circle, traccia esplosiva, spaziale, quasi volesse sottolineare l’ aspetto sperimentale della band, e quindi via, tastiere soffuse all’ inzio che si vanno a legare a complesse strutture chitarristiche, il tutto supportato da una sezione ritmica mostruosa. Lodevole come al solito la prova vocale, ricca di pathos e teatralità.
L’ album si chiude con la buonissima suite finale Blink Of An Eye, durante la quale i musicisti danno spazio a tutta la loro fantasia, componendo una traccia piuttosto frammentaria che rischia di mettere in difficoltà l’ ascoltatore, a causa della sua esasperata complessità. Semplicemente splendido l’ intramezzo pianistico.
Siamo dunque davanti all’ ennesimo lavoro azzeccato per questa band svedese, che da cinque anni a questa parte non ha mai sbagliato un colpo. Eccellente anche la produzione, così come la prova individuale di ciascuno di questi cinque giovani esploratori musicali.
Tracklist:
1. Periscope (6:11)
2. In the End (4:58)
3. The Hidden Riddle (5:51)
4. Going Under (6:27)
5. The Cage of Me (7:08)
6. No Guidelines (6:23)
7. Inner Circle (7:03)
8. Iskenderun (5:30)
9. Blink of an Eye (12:29)