Recensione: Choice Of Weapon
Ritornati in pista dopo cinque anni di pausa dal precedente “Born Into This”, album che stupì tutti per via delle scelte minimalistiche e del flavour “industriale“ sicuramente incoraggiato dalla presenza in consolle di Martin Glover, storico bassista dei Killing Joke, i The Cult parrebbero, ad un primo ascolto, riprendere il filo del discorso laddove l’avevano lasciato a quell’epoca.
Restano, in parte, le sonorità di allora e di certo il guitar work di Billy Duffy non è esuberante come ai tempi della sacra triade composta da “Love”, “Electric” e “Sonic Temple“, eppure, ad una più attenta analisi, la fonte di ispirazione della band di Bradford pare oggi essere proprio quel capolavoro a mezza via tra hard settantiano, blues, psichedelia e new wave che rispondeva al nome di “Love”. Molti dei riff presenti su “Choice Of Weapon” (“The Wolf”, “For The Animals”, “Amnesia”) paiono in effetti rifarsi a quel gusto e a quelle sonorità e pur, come detto, senza raggiungere i picchi dei tempi d’oro, in più d’un occasione il guitar player britannico torna a rockeggiare come forse non accadeva da anni. Nonostante tutto questo, “Choice Of Weapon” appare meno immediato rispetto agli album che hanno preceduto il controverso lavoro omonimo del 1994; poche, dunque, le melodie che restano in testa fin dal primo ascolto e pochi, in generale, i pezzi a dare l’impressione di poter “sfondare” alla maniera di hit come “Rain” o “Sun King” all’interno di un disco che fa della continuità, più che del colpo a effetto, la propria arma vincente.
Di Billy Duffy e della sua ritrovata voglia di rockeggiare s’è detto, l’altro polo che da sempre tiene in incredibile equilibrio i The Cult tra mille e più correnti (dark, punk, hard rock, psichedelia, spiritualismo animista e l’onnipresente spettro dei The Doors) è ovviamente costituito dall’inquieto Ian Astbury: più che un cantante, un poeta e uno sciamano, il vero e proprio barometro della band, colui che ne determina umori e colori. La sua voce, come rilevato ai tempi di “Born Into This”, non è più quella fantastica che abbiamo ammirato sui dischi degli anni ’80 e ’90 e si è fatta, anzi, più legnosa e priva di quelle sfumature che la rendevano così caratteristica; d’altro canto la capacità interpretativa e la grinta non vengono mai meno e il risultato è comunque ragguardevole.
Le canzoni di “Choice Of Weapon” si dividono equamente tra momenti più d’impatto e tracce maggiormente ragionate ma di grande effetto. Al primo gruppo appartengono certamente l’opener “Honey From A Knife”, con il suo ritmo tambureggiante e poi le instant classic “The Wolf” e “For The Animals”, con quei riff che, come detto, paiono ritornare a galla dalle sessions di “Love”, le chitarre sferraglianti e gli ottimi refrain. Più atmosferiche e ricercate, viceversa, “Elemental Light” e soprattutto l’ambiziosa “Life>Death”, una sorta di semi ballata animata da delicate chitarre sempre in procinto di cambiare marcia e da un tema a tratti mesto e a tratti estatico in cui confluiscono il rock, il blues e l’hard zeppeliniano, con un assolo capace di omaggiare a più riprese la celeberrima “Stairway To Heaven”.
“Amnesia” trova il suo punto forte in un grandissimo lavoro di basso da parte di Chris Wyse e in chitarre dal sapore quasi western, la ritmica è trascinante e anche se la particolare melodia gioca più sulla longevità che sul fissarsi in testa dal primo ascolto, il risultato è sempre di alto livello. “Wilderness Now” è un altro pezzo da novanta: le pulsazioni rallentano, le atmosfere si fanno ipnotiche e unitamente allo splendido tema intonato dal solito, grande, Ian Astbury, dipingono un quadro di grande bellezza ed ispirazione che lascia tosto spazio alla spettacolare “Lucifer”. La melodia decisamente catchy e un guitar work infuocato come ai bei tempi faranno gioire fan vecchi e nuovi al cospetto di un brano così teso, elettrico ed entusiasmante come solo i grandi del rock possono regalarci.
Chiudono “A Pale Horse”, un classico rock d’annata con marchiato a fuoco il logo dei The Cult e la splendida “This Night In The City Forever”, notturna, insinuante e scandita in maniera efficace dal basso di Chris Wyse e dal percussionismo tribale dell’ex Testament John Tempesta, un efficace tappeto ritmico sui cui si innestano i mai troppo lodati contrappunti di chitarra di Billy Duffy: chiedere di più sarebbe veramente ingeneroso. La Deluxe Edition contiene ben quattro bonus track, tutte già sentite nei due “Capsule” editi nel 2010 e tutte di elevata qualità. Dall’orecchiabile “Every Man And Woman Is A Star”, ancora legata alle sonorità di “Born Into This”, alla malinconica e 40’s inspired “Embers”, passando per la ritmata “Until The Light Takes Us” e l’emozionante “Siberia”, si tratta di altre quattro tracce in linea con il livello della tracklist e che non fanno altro che confermare l’intuibile, ottimo, giudizio su questo “Choice Of Weapon”. Bentornati The Cult!
Stefano Burini
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Tracklist
01. Honey From A Knife 03:06
02. Elemental Light 04:45
03. The Wolf 03:33
04. Life>Death 05:32
05. For The Animals 04:28
06. Amnesia 03:02
07. Wilderness Now 04:33
08. Lucifer 04:40
09. A Pale Horse 03:14
10. This Night In The City Forever 04:45
11. Every Man And Woman Is A Star 03:33 (Deluxe Edition Bonus Track)
12. Embers 05:08 (Deluxe Edition Bonus Track)
13. Until The Light Takes Us 04:26 (Deluxe Edition Bonus Track)
14. Siberia 03:43 (Deluxe Edition Bonus Track)
Line Up
Ian Astbury: Voce
Billy Duffy: Chitarre
Chris Wyse: Basso
John Tempesta: Batteria