Recensione: Chronicles Of Love, Hate And Sorrow
La sensazione preponderante è quell’odiosa via di mezzo. E’ come quando entri al cinema convinto di vedere un bel film ed alla fine te ne esci sì soddisfatto, ma non tanto quanto avevi preventivato quando eri entrato in sala. Cerchi così, istintivamente, di scolpirti in mente le scene più belle cercando di convincere te stesso che in fin dei conti è stata comunque una bella scelta. Senza riuscirci, ovviamente.
Non avevo mai sentito nulla dei Domain. Facenti parte della categoria di quelle band di vecchia data (1988) non baciate dalla fortuna pur avendo tutte le carte per sfondare, i tedeschi, dopo la reunion del 2001, capitanati dal superstite chitarrista Axel Ritt tornano alla carica con un nuovo CD di power metal melodico canonico Chronicles Of Love, Hate And Sorrow che prende spunto ed ispirazione dal capolavoro letterario del connazionale Goethe “I dolori del giovane Werther“.
Una volta terminati gli ascolti posso dire che senza ombra di dubbio tale prodotto ha le sue qualità, ma sono altrettanto convinto che sfumerà abbastanza presto il suo ricordo, soverchiato dalle prossime nuove uscite. Non discuto le capacità tecniche dei singoli e la proposta musicale discreta con una pregevole alternanza di melodia, potenza e velocità (la spina dorsale del power europeo) arricchita da un riffing sufficientemente attraente, tastiere ed una voce (Nicolaj Ruhnow) positiva che ricorda per timbro Olaf Hayer tanto per intenderci. Tutto scorre bene. Non ci sono intoppi, se si esclude una produzione non impeccabile che limita la batteria, spesso terremotante con un uso asfissiante del doppio pedale di Kollner (Symphorce), ma nemmeno capitoli degni di essere ricordati in un‘ottica di lungo/medio termine. Sembra di percorrere un breve tratto di autostrada senza traffico. Ben presto si arriva a destinazione, alla fine del CD, e senza sussulti si è già pronti per un nuovo viaggio.
Chronicles Of Love, Hate And Sorrow parte senza preamboli: con un assolo inaspettato in “Picture The Beauty” che nel coro strizza non solo l’occhio a “Tears Of The Mandrake” degli Edguy. Senza giri di parole vi dico che i primi fendenti agli strumenti dei Domain non li trovo particolarmente ispirati e si deve attendere il bel break neoclassico di “Circle Of Give And Hate” ed il forte impatto della pomposa e tamarra “He’s Back” per vedere decollare veramente il disco. Gli estremi sonori (mai particolarmente cattivi comunque) della formazione si palesano con la potenza di “My Inner Rage” con un bel riffing da sede live mentre la top song dell’album risulta essere la veloce e melodica “Dinning Their Graves” con diversi cambi di tempo, ottime backing vocals ed un giro di chitarra particolarmente ispirato. Ora manca solo la descrizione della ballata per chiudere il cerchio e poter trarre le fila del discorso. Lo faccio con piacere perché la prova canora di Ruhnow in “Twelve O’Clock” è di tutto rispetto, specie nelle strofe iniziali, e la linea melodica che sorregge il pezzo con inserti di piano è gradevole e capace di cullarci anche con l’inevitabile accompagnamento della chitarra elettrica.
In definitiva per quanto covassi aspettative ben più vertiginose sono in definitiva contento di avere fatto la conoscenza di una band storica del power metal teutonico e posso dire che il prodotto appena descritto è molto curato e può regalare qualche soddisfazione ad un pubblico di medie pretese. Gli assoli infatti in taluni casi si somigliano tra di loro al pari della prevedibile fase di bridge e ritornello. Ritengo che l’uso del doppio pedale avrebbe reso di più se fosse stato maggiormente centellinato dal seppur bravo Kollner. Detto ciò ci sono in questa onesta tracklist tanti capitoli piacenti e poche canzoni da saltare a piè pari.
Top Songs: Dinning Their Graves, Twelve O’Clock, My Inner Rage.
Skip Song: Angel Above
Tracklist:
1. Picture The Beauty
2. Sweeping Scars
3. Angel Above
4. Circle Of Give And Take
5. He Is Back
6. Inner Rage
7. Digging Their Graves
8. Haunting Sorrows
9. The Last Dance
10. 12 O’Clock
11. Two Brothers & The Sinners Chess