Recensione: Chrysalis
Molto vicini all’essere una one man band questi Betoken sono il frutto maturo delle idee di Ivo Ricci, già fondatore e batterista dei Black Dama, che qui si cimenta in un progetto molto complesso che lo vede impegnato su più fronti: oltre ad essere l’autore a quattro mani, con l’amico e cantante Alessandro Tolone, di musiche e testi, ricopre anche il ruolo di chitarrista, bassista, tastierista e chi più ne ha più ne metta!
Viene allora spontaneo chiedersi che funzione svolgano gli altri quattro elementi, escludendo il già citato Alessandro. E’ presto detto: Daniele Giusti si occupa delle pelli, Elena Todisco dei violini mentre con Bianca Iannuzzi abbiamo la gradita presenza di una female vocalist; troviamo inoltre una piacevole sorpresa, sempre in qualità di cantante, Marco Sivo dei già ben noti Valas.
Ma andiamo ad analizzare il sound di questo six piece da vicino: definito dai più come prog metal, tuttavia esso possiede notevoli influenze power-thrash (maggiormente thrash che non power, per la precisione) e non risulta neanche insensibile al fascino del neoclassicismo.
La titletrack, Chrysalis, per prima rompe il silenzio dell’attesa con oltre otto minuti di eccellente musica che si presta perfettamente a fare da manifesto al suono di questo interessantissimo concept. La lunghezza del brano, di evidente retaggio prog, fortunatamente non è corrisposta dai soliti ritmi al cloroformio che l’attuale scena va sempre più ricercando, ma assume subito un gradevole colorito grazie ad un’accattivante sezione ritmica mentre il frontman con invidiabile esperienza riesce a far ben collimare dolci atmosfere melodiche con possenti rifferama dai richiami Friedmaniani, aiutato da un polimorfico singer che si diletta a cambiare ripetutamente impostazione vocale finendo col ricalcare quella di Hetfield in alcuni casi (vedi il refrain molto catchy) mentre in altri si lascia persino andare a sfumature nu metal; fantastici, poi, gli intrecci vocali dei cantati maschile e femminile che si sposano alla perfezione come nell’inaspettato e a dir poco strepitoso finale della stessa opener.
Niente male anche la successiva Breakage dove fa la sua apparizione un settimo elemento: Michele De Ponti che dà il suo apporto musicale con un lodevole guitar solo di vecchia scuola hard rock che in quanto a stile ricorda molto il grande Randy Rhoads.
Tra violini fortunatamente mai troppo ostentati e melodie in continua evoluzione il demo scorre con i suoi alti e bassi senza però scadere nella mediocrità e tantomeno nella banalità; e se in mente rimangono song quali Never Never-Land e Destiny’s Child non passa certo inosservata la conclusiva Lullaby in the Storm: una raffinata track semiacustica, in cui gli arpeggi puliti delle due chitarre creano atmosfere magiche, molto rilassanti, prima di irrompere con la solita grinta. Ma si tratta davvero di un attimo perchè tutto si calma nuovamente per lasciare, infine, spazio di nuovo al silenzio.
In definitiva questo concept sforna quarantacinque minuti di ottimo prog molto energico ed energetico, vario, mai ripetitivo eppure sempre coerente con se stesso, capace di non lasciarsi attrarre dai virtuosismi a go-go, sfuggendo a qualsiasi forma di autocompiacimento e abile nel cercare ogni volta di valorizzare le canzoni con passione, buongusto… e un artwork molto professionale. Cos’altro aggiungere? Forse giusto un sincero “in bocca al lupo!“
Emilio “ARMiF3R” Sonno
Tracklist:
1. Chrysalis
2. Breakage
3. My Revolution… Inside
4. Never Never-Land
5. Limits of My Reason
6. Destiny’s Child
7. The Way of Twilight
8. Lullaby in the Storm