Recensione: Church Of The Five Precious Wounds
Quattro Paesi, quattro musicisti diversi, Tom Bradfield (voce, Regno Unito – Beef Conspiracy, Infected Disarray, Twitch Of The Death Nerve), Yura Kowalchuk (chitarra, Ucraina – Intoxicated, Metastasis), Victor Prokofjevs (basso, Lituania – ex-Bludgeon) e Davide “BrutalDave” Billia batteria, Italia – Antropofagus, Beheaded, Hour Of Penance, Xenomorphic Contamination), per una band sola, anzi una super-band. Internazionale. I Repulsive Dissection. Formatasi nel 2005 e autrice, con varie line-up, di una discreta produzione discografica: due demo (“Demo 2006”, 2006; “Promo 2007”, 2007), un EP (“Murder-Suicide”, 2008) e due full-length (“Cut Open The Aberration”, 2009; “Church Of The Five Precious Wounds”, 2015).
La domanda che sorge spontanea è: vale la pena di mettere assieme un progetto formato dai migliori musicisti provenienti dalle frange più estreme del death metal per dare alle stampe delle opere che, in casi analoghi, nel passato, si sono dimostrate nella maggior parte dei casi dei veri e propri flop? Conseguenza inevitabile di ensemble nati virtualmente senza che i propri membri potessero suonare fisicamente assieme, non partorendo così l’indispensabile feeling che fonda la base della scrittura delle song. Certo, la tecnologia aiuta, e quindi oggi sono presenti sul mercato album ‘perfetti’ senza che i relativi esecutori si siano mai conosciuti vis-à-vis.
Nel caso di “Church Of The Five Precious Wounds”, a prescindere dalle eventuali frequentazioni fra i componenti – soprattutto in sede live -, i Repulsive Dissection hanno svolto un buon lavoro. Lasciando da parte la stratosferica abilità strumentale, per la quale i Nostri si pongono ai vertici del technical death metal moderno, “Church Of The Five Precious Wounds” è un’opera completa, dotata di anima e carattere, guidata da un unico filo conduttore per quanto riguarda le tematiche scelte. Ben lontano, per meglio comprendere il concetto, da tanti, troppi act impegnati solo e soltanto a buttare già migliaia di note senza alcun filo logico al solo scopo di autocelebrare il proprio talento esecutivo.
Al contrario, seppur la spaventosa prova vocale di Tom Bradfield, assoluto campione di gorgogliante growling suinico inhale, tenda a livellare un po’ troppo la differenza genetica dei vari brani, questi non sono affatto tutti uguali, come potrebbe obiettare qualunque detrattore dell’abominevole genere. Basti, per esempio, citare il ‘bellissimo’ main riff di “Confirmation (The Future Of An Illusion)”, stupefacente compromesso fra una difficoltà tecnica/artistica senza compromessi e la volontà di rispettare, comunque, una linearità che possa rendere comprensibile l’andamento complessivo della composizione anche ai ‘semplici’ appassionati del genere, privi cioè di cultura da conservatorio.
Sforzandosi quindi di rispettare una filosofia di base tesa a rendere costantemente intelligibile ogni singolo passaggio di “Church Of The Five Precious Wounds”, i Repulsive Dissection trovano, a parere di chi scrive, il bandolo della matassa per regalare la loro indiscutibile bravura – e talento – anche ai meno ferrati nel genere di cui trattasi, cioè nell’ostico, amelodico, duro, aspro e a volte inutilmente astruso ‘technical death metal’.
Daniele D’Adamo