Recensione: Church Of The Scream
Nuovo sigillo discografico per i romani ScreaMachine, con il quale danno seguito all’omonimo esordio del 2021 ed all’EP Borderline dell’anno successivo. Il progetto annovera tra le sue fila alcune vecchie conoscenze della scena metal nazionale. L’idea nasce dalla mente di Francesco Bucci, storico bassista degli Stormlord, che chiamati a raccolta il drummer Alfonso Corace (Airlines of Terror, Consummatum Est), il chitarrista Paolo Campitelli (Kaledon), ed il vocalist Valerio “The Brave” Caricchio (Mysterhydden, Agony and Ecstasy), da vita a questo sodalizio artistico nel nome del metal più classico, ispirato da nomi come Judas Priest, Metallica, Savatage e Accept. Nel nuovo album Church Of The Scream, la band si avvale inoltre del giovane chitarrista Edoardo Taddei, che già dall’ EP Borderline sostituisce il defezionario Alex Mele.
Metal di stampo classico è cio che propone la band capitolina, di quello che basta semplicemente nominarlo per far già capire di cosa si tratta senza dare troppe spiegazioni. Ed infatti, senza perdersi in troppi giri di parole, già dall’iniziale The Crimson Legacy gli ScreaMachine ci tengono a mettere subito le cose in chiaro. Il riff schiacciasassi iniziale ci spalanca le porte di un brano diretto e coinvolgente che non tarderà a stamparsi nelle orecchie dell’ascoltatore. La successiva title track si presenta come un pezzo granitico e squadrato con chitarre che tagliano come lame ed una batteria galoppante. Il brano offre anche un bello stacchetto prima del fulminante assolo di chitarra. Un riff dal sapore leggermente più hard rock introduce Night Asylum, una traccia accattivante con un ritornello anthemico di sicuro impatto.
Io stile della band si rifà, come già detto, alla tradizione più classica del heavy metal, supportata però da una produzione moderna. I suoni sono chiari ma senza un’eccessiva pulizia che rischierebbe di rendere incolore il prodotto finale.
Il gruppo viaggia in perfetta sintonia, ed anche il nuovo arrivato Edoardo Taddei pare essersi messo a proprio agio nei meccanismi degli ScreaMachine. Nonostante la giovane età, Taddei non pare affatto in soggezione nel suonare con musicisti di alto calibro, contribuendo così a sfornare riff e assoli infuocati.
Sapori anni 80 si possono gustare nelle Priestiane Revenge Walker, massiccio mid tempo con un assolo funambolico in evidenza, e nella speed song Met(H)Aldone.
La sanguigna Pest Case Scenario graffia come un gatto al quale è appena stata pestata la coda. Deflagrator è un pezzo tagliente con il basso di Bucci che si mette in evidenza in un paio di passaggi.
Gli ScreaMachine poi sfoderano anche una manciata di composizioni dai toni epici con Flag Of Damnation, Occam’s Failure e con la conclusiva The Epic Of Defeat, sette minuti dall’andamento maestoso ingioiellati dalla presenza di Damna Moras degli Elvenking come special guest.
Buona prova ed ulteriore conferma per la scena metal nostrana. Un lavoro maturo e compatto con cui gli ScreaMachine danno prova dell’esperienza costruita negli anni di attività sulla scena musicale. Church Of The Scream si presenta come un prodotto certamente competitivo anche per il mercato estero, un lavoro con il quale la band romana può contribuire a portare nel mondo il vessillo del metal italiano sulla strada tracciata da Rhapsody, Lacuna Coil e Vision Divine negli anni passati.
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