Recensione: Cinghialya – 34935 0

Di Andrea Bacigalupo - 14 Dicembre 2021 - 8:30
Cinghialya – 34935 0
Band: Tossic
Etichetta: Skrotosound
Genere: Heavy  Thrash 
Anno: 2021
Nazione:
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78

Quinto album per i pisani Tossic, dal roboante titolo di ‘Cinghialya – 34935 0’, il Pianeta del Cinghiale, disponibile dal 15 dicembre 2021 via SkrotoSound.

Band che dal 1986 si fa notare, oltre che per la sua musica, anche per i testi demenziali cantati in italiano e per la sua attitudine simil-balorda ad alta gradazione alcolica ed umoristica.

Trascorsi trentacinque anni, cambiati sette/otto musicisti, subìto, anche, un grave e triste lutto con la perdita di Stefano ‘Satana’ Rossi (R.I.P. 2010), che non vogliamo dimenticare, la band non ha perso un grammo della sua forza e, soprattutto, della sua indole, caratteristiche ben rappresentate dalla loro mascotte, un famelico cinghiale da far invidia ad Obelix, questa volta sotto forma di un alieno anni ’50, in netta contrapposizione con i serissimi Eddie The Head, Snaggletooth, Vic Rattlehead, ecc.

Parliamo subito dei testi di ‘Cinghialya – 34935 0’. Dopo un primo ascolto superficiale nasce la voglia di chiamare qualche amico, mettere in tavola un abbondante tagliere di salumi toscani e, dopo due o tre gotti di un buon chianti, pigiare il tasto play per farsi quattro risate e finire di sfondarsi in compagnia di questo quartetto non convenzionale che, durante i concerti, usa lanciare cazzi di pane cotto al forno sul pubblico (con marchio registrato, peraltro).

Se però si gratta sotto la superficie, se si ascoltano e si leggono con attenzione i contenuti di questo lavoro, ci si rende conto che il combo pisano sta ponendo attenzione su parecchie cose che non vanno come dovrebbero, alla stessa stregua di Anthrax, Sacred Reich, Exodus e Tankard, giusto per citare qualche nome di Thrash Band preso a caso.

Solo che, invece di usare lo strumento della metafora, come, ad esempio, i mastri-birrai tedeschi, espongono le proprie denuncie attraverso la potenza del linguaggio diretto, accusatorio e schietto, colorito e volgare dove serve puntualizzare, senza mai sfociare, però, nel cattivo gusto.

Certo, il risultato è spassoso, la musica è, prima di tutto, divertimento e distensione momentanea dai problemi e questo i Tossic non lo fanno mancare, ma gli spunti di riflessione son tanti. Alcuni testi vanno giù dritti al sodo, altri, invece, spingono a più ragionamenti. In ogni caso, la banalità è solo di facciata.

Ad esempio, la ‘Cosmomanza’ è paragonabile a quella che, nel 1985, era la ‘Scandalosa Gilda’, personaggio animato dell’omonimo film di Gabriele Lavia (una vagina con due gambe). In prima analisi sembra che il combo parli di gnocca e basta, ma il versetto ‘portale verso il nulla’ lascia intendere quanto possano essere vuote certe persone che usano come unico punto di forza il loro aspetto (non importa che siano donne o uomini, beninteso).

Ructus’, invece, non lascia dubbi: gli estremismi causano danni irreparabili, soprattutto quelli a livello politico.

Anche ‘Falla Finita’ viaggia per direttissima: la continua introduzione di termini stranieri nella nostra lingua, che vengono sparati fuori dai media così, per moda, oppure che sono utilizzati sul lavoro, rende la comprensione sempre più difficile. E’ un fenomeno che c’è da sempre, nel 1923 si vietava l’uso delle parole straniere, traducendone alcune (sandwich diventava tramezzino e bidet,  bidè), per cui il problema era già sentito, ma ora sembra che, se non parli così anche tu, sei un povero sfigato. I Tossic dicono che è ora di smetterla.

W Gesù’, che non è una cover blasfema di una canzone dello Zecchino D’oro né una traccia Black Metal della prima era, è un pezzo introspettivo, soprattutto se hai superato una certa età. Parla del momento della nostra vita in cui ci accorgiamo di invecchiare, forse più difficile da superare del passaggio dall’età adolescenziale a quella adulta. La band si riferisce a quello può succedere ad una parte precisa del nostro corpo se siamo maschietti, ma è triste sentire quelle che sono le alternative …

Si prosegue con ‘Sotto’, la schietta storia di un amore che finisce nel modo peggiore e poi con ‘Lockdown’ che mette in evidenza cos’è cambiato, in peggio, nella nostra vita durante la crisi pandemica: quello che ci ha colpito personalmente (l’uso continuo di igienizzanti, le mascherine che coprono il volto, le continue tensioni) ed a livello sociale (il Mes, il Recovery Fund, lo Smart Warking). Il versetto ‘col favore delle tenebre’ indica quanto questo periodo sia stato fuori controllo.

Infine, ‘Collassone’ è un esagerato spot pubblicitario su quello che è un oggetto di uso comune: il materasso. E’ un esempio di come il marketing provi esasperatamente a convincere.

Veniamo alla musica, di non secondaria importanza, il mezzo con il quale veniamo trasportati verso il Pianeta ’Cinghialya – 34935 0’. I Tossic esplorano di tutto, adattando perfettamente lo spartito al testo: ‘Cosmomanza’ è un vivace Rock ‘N’ Roll, ‘Ructus’ è un Heavy Metal con alle estremità due sezioni doom, ‘Falla Finita’ e ‘W Gesù’ hanno una forte carica Thrash, ‘Sotto’ è una triste semi-ballad acustica, ‘Lockdown’ pesta alla grande contrapponendosi al ritmo funky di ‘Collassone’. Chiude ‘Non me rompe er cà’, uno strumentale che unisce alla musica techno un quadrato e ridondante riffone metal: un qualcosa che, grazie al cielo, si sente poco ma che, in questo caso, ci sta alla grande. Affermazione finale di non volere stare dentro gli schemi, di suonare quello che si vuole alla faccia di chi impone stereotipi o cliché. Un modo per dichiarare la propria libertà.

Concludiamo: bella sorpresa di fine anno questo ’Cinghialya – 34935 0’, un lavoro onesto, concreto ed attuale, la cui poesia non riprende proprio i versi dei grandi autori toscani, ma è comunque ricca di un contenuto schietto e sincero.

Ora non ci resta che andare a vedere i Tossic dal vivo, stando attenti, naturalmente, a quello che vola.

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