Recensione: Circle of Dolls
La K sta per Korn, la X per King’s X, e la M è per Lynch Mob.
Dunque, s’intuisce al volo che i KXM sono un classico supergruppo, costituito da membri di altre celebri band.
E, infatti, questo trio è nato proprio dall’unione delle forze di Ray Luzier (batteria), dUg Pinnick (voce e basso) e George Lynch (chitarra), provenienti appunto e rispettivamente dalle succitate grandi formazioni (ma come non ricordare, qui, anche la gloriosa militanza di Lynch nei celeberrimi alfieri del class metal Dokken).
I tre artisti si sono incontrati nel 2013, hanno iniziato, pare, a jammare tra loro come si usava una volta (oggi si preferisce mandarsi i file da una parte all’altra del mondo, con grande risparmio di biglietti aerei ma anche di calore nel prodotto musicale finale), ed hanno già prodotto due album.
Oggi è la volta del loro terzo lavoro, che esce per la Frontiers e s’intitola “Circle of Dolls”.
Ancora una volta i tre hanno realizzato qui un album eclettico, di difficile catalogazione, pervaso da grande energia e dalla voglia di deliziarsi e deliziarci con tante idee senza mai indulgere nel vuoto tecnicismo.
War Of Words, posta in apertura, è, come spesso avviene, un indicativo biglietto da visita per l’intero album, esponendo l’eccellente groove tiratissimo della sezione ritmica, i riff vorticosi e l’assolo tra class e fusion della sei-corde e la voce particolarissima del vocalist.
E pure Big As The Sun si palesa assai groovy, ma anche catchy e speziata di sprazzi mediorientali e di un altro pregevolissimo “solo” dello scintillante Lynch.
Vessel Of Destruction, altresì, si erge tra i brani del platter grazie ad un impianto percussivo imponente per potenza e raffinatezza insieme, che caratterizza un brano solido e ricercato.
A Day Without Me alterna, invece, momenti riflessivi a possenti esplosioni hard rock, mentre proprio l’hard rock domina la gradevole Cold Sweats e una The Border che non disdegna pure spunti di fusion ottantiana.
Un altro lotto di canzoni esalta persino di più la vocazione all’eclettismo del trio. Time, infatti, è raffinata e soulful con il canto sugli scudi, Mind Swamp fa prevalere la componente melodica con aree sognanti (che nella title-track Circle Of Dolls assumono connotazioni quasi psichedeliche), e Lightning, infine, è sinuosa, ipnotica, melodica e con una chitarra pressoché “desertica”.
“Circle of Dolls” è, insomma, un lavoro discografico difficile da classificare, che “non sta né di qua né di là” tra i diversi generi e sottogeneri rock e che ci piace vieppiù per questo motivo.
E’, infatti, un album denso, ricco di spunti brillanti (e che richiede tanti ascolti per essere apprezzato in pieno) ma anche di energia, con una ritmica instancabile, un canto originale ed un George Lynch in molti casi magistrale.
Francesco Maraglino