Recensione: Classic Reloaded
“Se Bach, Beethoven o Mozart avessero vissuto ai giorni nostri, molto probabilmente avrebbero composto musica Heavy Metal”. Questa teoria mi ha sempre affascinato e portato a fare un sacco di discorsi.
E’ stato, quindi, più che naturale ascoltare con viva curiosità ‘Classic Reloaded’, nuovo lavoro solista del chitarrista degli Ibridoma (e non solo) Marco Vitali che riproduce, in chiave Rock e Metal, alcuni classici della Musica Classica (appunto!).
Che molti artisti Rock apprezzano il valore delle opere classiche è cosa ben nota. Citandone alcuni … così, senza starci troppo a pensare, si pensi ai Rainbow con ‘Inno alla Gioia’ (‘Difficult To Cure’), agli Accept con ‘Per Elisa’ (‘Metal Hearth’), i Savatage con ‘Nell’Antro del Re della Montagna’ (‘Prelude To Madness’) e tutto quello fatto dopo, Joey de Maio dei Manowar che si cimenta con ‘Guglielmo Tell’ ed il ‘Volo del Calabrone’ mentre Hank Sherman dei Mercyful Fate lo fa con la ‘Marcia Turca’, senza contare la passione dei Queen per l’opera, Yngwie Malmsteen che ha suonato con la New Japan Philharmonic Orchestra, UDO con la banda delle Forze Armate Tedesche, tutto il Symphonic Metal e tanto altro ancora.
Sfatiamo il classico mito dei genitori anni ’70 – ’80, che identificavano il musicista metallaro medio con un distruttore di strumenti, alla faccia del loro costo (e qui i vari Pete Townshend, Keith Moon, Jimi Hendrix e Cronos non è che abbiano aiutato più di tanto), e con la stessa cultura musicale di un rinoceronte sordo. Marco Vitali è laureato in Mestieri della Musica e dello Spettacolo ed in Management degli Spettacoli Musicali, è diplomato in chitarra classica, insegna ed ha esperienza anche in campo Jazz.
Poi … suona anche Heavy Metal. E’ quindi abbastanza naturale che dia vita ad un disco che sommi le sue varie conoscenze.
In ‘Classic Reloaded’ propone, come già detto, alcuni estratti tra i più noti della musica classica suonandoli non con un’orchestra sinfonica, ma con basso, batteria e, naturalmente, chitarra elettrica. Il loro valore viene comunque rispettato: non vengono brutalizzati trasformandoli in feroci pezzi Grind, Deathcore od Ultracore, non vengono suonati alla velocità della luce per dare prova di virtuosismo o con distorsioni pazzesche (nulla da eccepire a chi ha sperimentato queste cose, beninteso).
Semplicemente basso e batteria tracciano la ritmica mentre la chitarra la melodia.
La panoramica è abbastanza vasta: c’è, ad esempio, una ‘Bourrèè’ (sinfonia per liuto) di Bach, ci sono le due marce nuziali di Wagner e Mendelssohn, le già citate ‘Volo del Calabrone’ di Rimsky-Korsakov e ‘Per Elisa’ di Beethoven … la ‘Ninna Nanna’ di Brahms (che, ignorantemente, pensavo appartenesse alla tradizione popolare), la Tarantella e … tutti in piedi e mani sul cuore, il nostro Inno Nazionale di Mameli, la vera prova che, in Italia, se vuoi che una cosa sia definitiva devi suggerirla come provvisoria. Accidenti, questa versione dovrebbe essere proposta nelle prossime competizioni sportive, vista la carica che emana.
Il problema di questi album strumentali che vanno verso un’unica e specifica direzione è che, prima di tutto, bisogna un po’ sforzarsi per ascoltarli e devo dire che, riguardo alla musica classica, l’emozione che crea l’armonia di un’orchestra sinfonica è parecchio più intensa di quella dei tre strumenti rock per antonomasia, c’è poco da fare … ma questa è la sfida!
In definitiva, Marco Vitali la sfida la vince: ‘Classic Reloaded’ è mezz’oretta di cultura e riesce a far venire la voglia di ascoltare e conoscere queste grandi opere nelle loro versioni originali, composte in un tempo in cui non c’erano computer e sintetizzatori ad aiutare, ma solo genio, dedizione ed anche quel tanto di follia che le ha rese immortali. Bene così.