Recensione: Classica
Il gruppo romano vanta una discografia in continua evoluzione, fatta di brusche variazioni su un unico, eccezionale tema. Gran merito è stato quello di costruirsi uno stile difficilmente classificabile, per quanto saldamente ancorato a clichè di più generi (Death, Black e Gothic in primis): e non è certo un caso se a più riprese li si è sentiti accostare a grandi nomi, tra cui mi fa particolarmente piacere ricordare gli Anathema. Ovviamente impossibile ricondurre i due gruppi a particolari somiglianze strettamente musicali, resta innegabile la vicinanza nel cercare di album in album una continua tensione emotiva, esasperando con classe un tema che si presta facilmente a banalizzazioni.
Come collocare Classica all’interno della discografia? Sicuramente come sintesi dei due precedenti episodi, ma con delle aggiunte fondamentali nel determinare il salto di qualità. “Cold Blue Steel” apre su note deliziosamente decadenti, per poi staccare inaspettatamente su toni aggressivi: viene ripescata la rabbia di Wish I Could Dream It Again, che sarà tema centrale di buona parte dell’album. E’ rabbia quella di “Love Story“, rabbia a cui dar sfogo col bellissimo growl di Carmelo Orlando. Un cantante la cui versatilità era, sino a questo punto, già dimostrata (salvo la performance non certo ottimale sui puliti nell’album d’esordio), ma che ora trova piena espressione in più riprese. La sua timbrica gli permette di affrontare un pezzo come “Nostalgiaplatz“, certo di interpretazione non immediata: il brano, cantato interamente in pulito, affonda nella vena più malinconica del gruppo, sviluppando alla perfezione l’intreccio di arrangiamenti e armonia.
Classica si muove in continuazione, ma con molta fluidità, su poli distanti, sia emotivi sia strettamente musicali. “My Starving Bambina” esemplifica la facilità con cui i Novembre passano da momenti aggressivi, disperati, ad aperture delicate. O ancora, si ascolti “Onirica East” e i suoi passaggi che, con molta classe, modulano l’andamento del brano.
Perfetto il suono, saturo al punto giusto, nell’insieme molto avvolgente e non esasperato in quanto a carica. Gli arrangiamenti, lineari e sobri, occupano un posto centrale all’interno delle canzoni. Da menzione anche il lavoro di Giuseppe Orlando che, senza rinunciare a sfruttare le proprie doti, non cade negli eccessi che ogni tanto facevano capolino in Arte 900. Insomma, ottimo il lavoro nell’insieme, proprio in quanto pensato ed eseguito con la prospettiva del prodotto finale, con un’integrità mai raggiunta, a mio vedere, negli altri episodi.
Non resta altro da dire. La fama conquistata oltre Italia (e definitivamente sancita dal contratto con la Century Media) con una manciata di album non è che un ulteriore elemento che dovrebbe convincervi, qualora non lo stiate già facendo, a supportare senza riserve i Novembre. O quantomeno a farvi soffermare con attenzione su Classica, senza dubbio uno degli episodi migliori partoriti da una band italiana negli anni ’90.
Matteo Bovio
Tracklist
01. Cold Blue Steel
02. Tales From A Winter To Come
03. Nostalgiaplatz
04. My Starving Bambina
05. Love Story
06. L’Epoque Noir (March The 7th 12973 A.D.)
07. Onirica East
08. Foto Blue Infinito (strumentale)
09. Winter 1941
10. Outro / Spirit Of The Forest (Tales… Reprise)