Recensione: Clay Man
Entusiasmante e divertente.
L’ultimo lavoro registrato in studio dal gruppo svedese è il tipico disco
da ascoltare al massimo volume. Il gruppo, cresciuto quasi in parallelo
ai Dark Tranquillity, si dimostra ancora una volta un valido rappresentante
del grande metal del Nord.
Nessuna piega particolare. La line-up è valida in ogni suo punto: dall’impeccabile
chitarra di Gelotte, alla meccanica batteria di Svensson, al singer Anders Friden.
Dopo il magnifico successo di “Colony”, la musica in fiamme di questa band continua
a stupire, evitando a mio parere di scadere nel ridicolo. Certo, se consideriamo
il primo lavoro messo sul mercato nel 1993 (Lunar Strain) le differenze sono
fin troppo evidenti. Clay Man infatti, è un album molto più orecchiabile e piacevole,
seppur non manchi della giusta cattiveria nei momenti opportuni; è un disco
che non trova difficoltà ad essere anche canticchiato dopo il primo, o il secondo
ascolto. Ma è qui la magia di questo gruppo svedese: i vari pezzi, seppur
orecchiabili, non stancano mai perchè assolutamente non ripetitivi.
Spero che questo entri bene nelle orecchie di tutti coloro che sono avversi
anche alle melodie più aspre, purchè melodie, in aggiunta a quelli che si sono
limitati all’acquisto esclusivo di Colony perchè ne parlavano tutti i giornali.
Gli In Flames sono molto di più: sono Whoracle, The Jester Race,
sono quest’ultimo stupefacente album. Ma come accade spesso, se non scade il
gruppo in questione, l’audience si dimostra avversa alle nuove uscite. Sono
stufo di ascoltare i soliti commenti strampalati e privi di fondamenta, governati
dal pregiudizio, tipici delle persone che giudicano ignorand ola cosa più importante,
l’ASCOLTO!! A questa gentaglia dedico pezzi di questo album come i primi due
“Bullet Ride” e “Pinball Map“, straordinari ed entusiasmanti,
e la cd track numero 6, veloce e pungente, la geniale “Swim“.
Un cd degno della tradizione in fiamme svedese, che nulla ha da invidiare ai
lavori precedenti.