Recensione: Clear Cold Beyond

Di Manuel Gregorin - 11 Aprile 2024 - 8:30
Clear Cold Beyond
Etichetta: Atomic Fire Records
Genere: Power 
Anno: 2024
Nazione:
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75

Confesso di aver nutrito non pochi dubbi davanti a questa nuova uscita dei Sonata Arctica. Dopo una partenza a razzo con Ecliptica del 1999, in pochi anni la formazione finlandese ha messo a segno una manciata di album divenuti dei piccoli classici. Il loro power metal veloce, dalle melodie dirette, ha fatto subito breccia nei cuori borchiati di numerosi fans. Senza inventare niente di nuovo si distinguevano comunque con quel suono tipicamente finlandese. Una proposta musicale che spaziava dalle speed song gioiose ad atmosfere malinconiche che ben dipingono i paesaggi gelidi e la natura incontaminata delle lande finniche. Poi però si sono persi per strada tentando di ampliare i loro orrizzonti. Certo, cercare di rinnovarsi dovrebbe essere, se non doveroso, almeno lecito per ogni artista. Purtroppo i nostri, nell’esplorare nuovi sentieri, devono aver imboccato quello sbagliato. Gli album recenti risultavano piatti e privi di mordente, tant’è che anche i Sonata Arctica pareva che ce li fossimo giocati.

Per questo nuovo Clear Cold Beyond però la band aveva promesso un ritorno al power metal delle origini. Dopo la recente esperienza acustica di Acoustic Adventures, Tony Kakko ha detto ““È stata un’occasione per realizzare il nostro sogno di un album acustico. Ma i Sonata Arctica erano sempre più ansiosi di riportare gli amplificatori a 11. Tornare al metal dopo tutti questi anni sembra un nuovo inizio. Clear Cold Beyond è senza dubbio una spettacolare rinascita del nostro caratteristico power metal fulmineo.”

Frasi rassicuranti, ma la strada per i dischi pessimi spesso è lastricata di buone intenzioni. E senza la sostanza (cioè le canzoni valide), neanche la bellissima copertina, da sola, può non essere sufficiente a salvare la situazione.

Fra il curioso ed il titubante mi appresto all’ascolto di Clear Cold Beyond.
Una incoraggiante scarica di batteria mi introduce a First In Line, un power metal veloce con doppia cassa galoppante e melodie avvolgenti. Il tutto va poi a confluire in un ritornello coinvolgente come i nostri non ci facevano sentire da un bel po’.
Bentornati Sonata Arctica. Sempre che con il proseguire del disco non ci giochino qualche brutto tiro.

Su California, Tony Kakko e soci, portano una ventata di gelo artico anche sulle spiagge assolate della west coast. Il pezzo viaggia sempre sui binari del power metal veloce, con un cantato un po’ più solare.
Con il brano successivo, la neve artica arriva ad imbiancare il piano da gioco di una scacchiera. Il titolo Shah Mat infatti, si riferisce alla frase dell’antico persiano che significava “il re è morto”. Termine che poi in occidente è stato trascritto nel famoso “scacco matto” con cui si concludono appunto le partite a scacchi. Dal punto di vista musicale, Sha Mat si muove sui territori di un power metal carico di tensione. Tutto ciò crea l’atmosfera ideale per le partite ed i confronti giocati sul filo del rasoio narrati nel testo.
Dark Empath dopo un inizio dark/sympho, si assesta su ritmi tranquilli ed una prova quasi pop da parte di Kakko (chissà se ha una minima idea di cosa faccia pensare il suo cognome qui in Italia…).

Cure For Everything è un altro power con velocità e melodia che funzionano sempre alla grande, dimostrando che una buona canzone può veramente essere la cura per ogni cosa. Arriva il momento di un piccolo stacchetto con un paio di mid tempo come la melodica Teardrops. Sulla stessa scia anche A Monster Only You Can’t See, un tempo medio con tonalità eroiche e gloriose.
Ancora power metal vivace con Angel Defiled, alla quale i Sonata Arctica imprimono il loro tipico marchio di fabbrica fatto di chitarra e tastiere che si ricorrono, batteria martellante e strofe orecchiabili. Il tutto ruota attorno ad una melodia un po’cantilenosa, di quelle che però entrano nella testa e vi ritrovate a canticchiarla per tutto il resto della giornata.
The Best Things è un pezzo decisamente più rilassato che gioca su di una melodia appiccicosa tipica di un certo rock/metal. In conclusione la title track, un mid tempo cupo e pensieroso adatto per accompagnare il calare della sera sulle sterminate pianure nordiche con cui si conclude quest’album.

La promessa alla fine è stata mantenuta.
I Sonata Arctica sono tornati sui più congeniali territori del power metal, che tanti consensi fece loro raccogliere agli esordi. Non siamo ai livelli dell’eccellente Ecliptica, ma la strada pare essere quella giusta.
Basta non perdere nuovamente la bussola…

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