Recensione: Close

Di Matteo Pedretti - 23 Marzo 2022 - 8:00
Close
Band: Messa
Etichetta: Svart Records
Genere: Doom 
Anno: 2022
Nazione:
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80

Che sia molto difficile per le band italiane, anche se di ottimo livello, riuscire a imporsi nel panorama Heavy internazionale è cosa risaputa. Qualcuno ce la fa, è vero, come ad esempio i Lacuna Coil o i Death SS che, dopo oltre 40 anni di attività, stanno finalmente raccogliendo il meritato riconoscimento, ma si tratta purtroppo di mosche bianche. Molto lontano dalle luci della ribalta e dai palchi dei grandi festival, negli ambienti del Doom underground alla nostra tradizione è invece attribuita una posizione di primo piano, grazie a realtà come Black Hole, Abysmal Grief, Ufomammut ed Epitaph.

A questa lista è doveroso aggiungere i Messa che, nonostante siano anagraficamente molto più giovani delle formazioni citate, forti di produzioni di alto livello si stanno rapidamente imponendo anche oltrefrontiera. Il combo di Cittadella (Padova) si costituisce nel 2014 e nel 2016 dà alle stampe il debutto “Belfry”, un convincente connubio tra Doom e Occult Rock che lascia intravedere le potenzialità del quartetto. Le aspettative, in effetti, vengono confermate nel successivo “Feast for Water” (2018), contraddistinto da sonorità maggiormente variegate, che spaziano dal Doom al Black Metal, dal Jazz all’Heavy Rock, dalla Psichedelia all’Ambient. La consacrazione definitiva arriva nel 2019, quando il combo è invitato ad esibirsi al famigerato Roadburn Festival di Tilburg (dove è in programma un altro loro show il prossimo aprile).

La parabola ascendente dei Messa prosegue con la firma per la Svart Records, etichetta finlandese che ha appena rilasciato il terzo album della band. “Close”, questo il suo titolo, inizia sulle note di “Suspended”, una opener perfetta. Si tratta di un Doom molto personale in cui spiccano le eccezionali linee vocali di Sara e il lavoro di chitarra di Alberto che si muove con perizia e naturalezza tra riff devastanti e partiture Jazz. In “Dark Horse” e “Rubedo” la fusione tra Doom, Psichedelia e drumming in blast beats determina risultati interessanti, che ricordano gli statunitensi Lotus Thief.

“Orphalese” e “Pilgrim” si distinguono per il netto orientamento verso musicalità mediterranee e orientali. Se la prima è più atmosferica e connotata da un approccio vocale ritualistico, la seconda proietta i Nostri in una galassia vicina a quella degli OM, parallelismo evidente non solo nei passaggi dal sapore etnico, ma anche in quelli più pesanti, dove nelle vibrazioni del basso ultra-distorto riecheggia lo stile di Al Cisneros. Si ritrovano poi 3 tracce maggiormente in linea con il back catalogue dei Messa, veri e propri heavyweight di Doom/Occult Rock: “0=2”, la cui seconda parte è intrisa di Jazz avanguardistico, la psichedelica “If You Want Her to Be Taken” e la oscura “Serving Him”. Completano il quadro un paio di brevi interludi strumentali: “Hollow” è un passaggio acustico con un che di cacofonico, mentre “Loeffotrack” è un fulmineo assaggio di tiratissimo Post Black Metal.

Interessante anche l’artwork di “Close”, una fotografia che ritrae una danza rituale, chiamata Nakh, eseguita dalle donne che vivono nelle terre di confine tra Algeria e Tunisia, a ulteriore conferma dell’importante ruolo giocato dagli elementi culturali dei popoli orientali e del mediterraneo nell’ispirare il processo creativo che ha portato al concepimento di quest’ultima fatica dei veneti. Il contributo della produzione ben studiata e ponderata è fondamentale per valorizzare le molteplici sfaccettature sonore e per consentire loro di emergere e prendere la scena al momento opportuno.

Nell’accostarmi a questa nuova uscita non nutrivo dubbi sul fatto che mi sarei imbattuto in un ascolto di alto livello, tuttavia sono rimasto impressionato dalla crescita esibita dai Messa rispetto al precedente  – e già buonissimo – “Feast for Water”. In “Close” i ragazzi sono stati capaci di evocare una miriade di suggestioni stilistiche e rimescolarle con maestria in una formula che non tradisce i canoni del Doom, ma al tempo stesso li travalica definendo nuovi interessanti modelli espressivi.

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