Recensione: Cloudscape
Nati nel 2001 dalle ceneri dei Doctor Weird, band dalla carriera decennale ma con solo un paio di demo all’attivo, gli svedesi Cloudscape esordiscono nell’ingombro mercato prog-power con il qui presente omonimo album. La proposta della band non brilla certo per originalità, ripercorrendo in modo più o meno fedele i sentieri tracciati negli anni dai Symphony X, ma la lunga esperienza dei suoi membri riesce se non altro a scongiurare il rischio di trasformare questo debutto in una sorta di pedissequo omaggio ai più celebri colleghi.
Al di là del basso tasso di innovazione, bisogna in effetti riconoscere che questi ragazzi sanno quel che fanno. Più che dal punto di vista tecnico – senza dubbio la competenza c’è, ma rientra nei livelli ordinari richiesti dal genere – è sotto il profilo delle composizioni che i Cloudscape riescono a sorprendere piacevolmente: la tracklist sfoggia infatti un’incalzante trafila di brani accattivanti e diretti, talora velatamente oscuri, talaltra insaporiti da una fine spolverata di melodia AOR.
Colpisce in particolare la prova del singer Micael Andresson, dotato di una discreta estensione vocale di cui pure saggiamente non abusa, preferendo non di rado inasprire i toni. E la scelta paga, come conferma la diretta In These Walls, uno dei brani più power-oriented del repertorio. Facile riconoscere alle spalle della voce scandinava il profilo del maestro Jorn Lande, pur con le dovute differenze di livello. E i paragoni illustri, a dire il vero un po’ scomodi, non si fermano certo qui: lo testimonia tra le altre la neoclassica Witching Hour, che non rimanda ai Symphony X solo nel titolo, tanto da cadere persino nel plagio di The Accolade (e non è la prima volta) nella lunga intro tastieristica. Da parte sua l’elemento sinfonico si ripresenta regolarmente in tutti i passaggi cruciali, intervallandosi di tanto in tanto a sonorità più moderne e d’atmosfera, così da lasciare spazio ai riff delle chitarre, che forse non disdegnerebbero una maggiore potenza.
In ogni caso bisogna ammettere che, pur con tutti i suoi limiti, la proposta mette a segno una dirompente raffica di colpi a bersaglio: brani come l’opener As the Light Leads the Way, la cadenzata Aqua 275 o la camaleontica Slave denotano una buona vena creativa, e contribuiscono a mitigare il giudizio su certi ammiccamenti fin troppo evidenti ai fautori del sound cui i Cloudscape si ispirano.
Molta melodia, svariati brani dall’ottima presa, qualche filler soprattutto nel finale: in fin dei conti un’ora di buona musica, che pesca con successo nel ricco mare di Symphony X, Masterplan e Royal Hunt, dimostrando un potenziale più che interessante. Certo non si potrà continuare per sempre su questa strada, ma quando in un disco si riconoscono competenza e buone idee il responso finale non può che essere favorevole. Promozione piena dunque, in attesa di un’ulteriore maturazione.
Tracklist:
1. As The Light Leads The Way
2. Under Fire
3. Aqua 275
4. Witching Hour
5. In These Walls
6. Out Of The Shadows
7. Everyday Is Up To You
8. Dawn Of Fury
9. Slave
10. The Presence Of Spirits
11. Scream
12. Losing Faith