Recensione: Clutching at straws
Davvero un bel disco questo “Clutching at straws”, l’ultimo album della band con il sommo poeta Fish dietro al microfono.
I toni sono drammatici e profondi ed i testi sono quanto di più romantico Fish abbia mai scritto.
Sin dall’ iniziale “Hotel Hobbies” la band mette in chiaro il proprio potenziale emotivo con un intro in crescendo dove un caldo basso e delle chitarre con dei suoni quasi maideniani (alla “Somewhere…” per intenderci) ci accolgono nel teatro dove un sempre grande Fish narra del suo dolore.
Tutto l’album è su buoni livelli, con punte nella grande “Warm wet circles” e in “The last straw”. Soprattutto la prima, è uno dei pezzi più belli dell’intera produzione della band, con un intermezzo di piano e voce che ne fa praticamente un classico del rock! Attenzione anche al bel testo, ove echeggiano ricordi d’infanzia misti al rammarico per il tempo trascorso.
Non posso far altro che concludere consigliando a tutti gli amanti del romanticismo che si incontra col rock l’acquisto di questo bel disco (di cui esiste un’ edizione “remaster” in doppio cd con molto materiale inedito).
Tracklist:
1. Hotel Hobbies
2. Warm Wet Circles
3. That Time of the Night (The Short Straw)
4. Going Under
5. Just for the Record
6. White Russian
7. Incommunicado
8. Torch Song
9. Slainte Mhath
10. Sugar Mice
11. The Last Straw: Happy Ending