Recensione: CMF2

Di Antonio Miele - 17 Settembre 2023 - 19:54

Nuovo album in studio per Corey Taylor, che segue l’esordio solista di tre anni fa dal titolo ‘CMFT’, titolo che lascia poco spazio all’immaginazione (acronimo di ‘Corey Motherfucking Taylor’) e che, devo dire, a mio parere non è stato proprio il massimo.

L’artista non ha certo bisogno di presentazioni: nel lontano 1992 aveva fondato gli Stone Sour, ottima band Alternative Metal, ora purtroppo in pausa a tempo indeterminato, nel 1997 è entrato negli Slipknot, tra i massimi esponenti della controversa scena NU Metal, per diventarne leader e, come se non bastasse, è persino uno scrittore, con quattro libri pubblicati dove, essenzialmente, si auto esamina … un nuovo album a rimarcarne la carriera solista ci voleva … perché no? Eccolo qui, intitolato ‘CMF2’ (viva la fantasia!) e composto da tredici tracce.

La copertina è tanto brutta (specialmente nei colori scelti) quanto significativa: vari “Corey Taylor”, col volto coperto da una maschera e che si sono avvicendati durante le varie fasi della sua vita, sono tutti lì, mischiati con indistinguibili personaggi comuni, sembra in attesa di partire … non si sa perché, non si sa per dove … quasi ad indicare una ancora non definita svolta artistica del personaggio, già nella realtà intrapresa con il sopra citato ‘CMFT’, le cui sonorità sono ben lontane dalle legnate sonore degli Slipknot.

Sonorità che Corey aveva già portato nel gruppo mascherato in realtà, ovvero pezzi lenti, acustici, cantato ‘pulito’ e per questo i nove dell’Iowa sono sempre stati criticati … tanto che la frase più gettonata tra i detrattori della band, ma anche tra qualche fan della prima ora, è “sono finiti dopo ‘Iowa’” (loro secondo album).

L’impressione è che, su questo nuovo progetto solista, Corey vada a briglie sciolte, suonando e cantando ciò che è attualmente nelle sue reali intenzioni.

D’altronde i cinquant’anni d’età si avvicinano (li compirà a dicembre) e, come da lui stesso dichiarato in una recente intervista, per questo motivo si prende al massimo ancora cinque anni di tempo in cui reggere i forti ritmi di tour e concerti a cui è sottoposto come cantante degli Slipknot.

Su ‘CMF2’, il passo in avanti rispetto all’esordio è evidente, in termini soprattutto di qualità delle singole canzoni e di consapevolezza di dove vuole arrivare.

L’apertura è affidata a ‘The Box’, una sorta di intro con tanto di mandolino che accompagna la voce di Taylor creando un’atmosfera quasi country.

È poi il turno di uno dei pezzi migliori del lotto, ‘Post Traumatic Blues’, già nota ai più attenti perché uscita come secondo singolo. Sembra di sentire gli Stone Sour, suoni duri fin dall’inizio, strofa in growl per i nostalgici e ritornello convincente, un buon raccordo tra passato e presente.

La terza traccia, ‘Talk Sick’, invece, prende a piene mani dai Velvet Revolver: Martucci (già negli Stone Sour) e Throne dimostrano di essere dei grandi chitarristi e, proprio quando il pezzo sembra stia per finire, ecco un’inaspettata outro dove Corey torna a urlare con quel suo growl che l’ha reso famoso in tutto il mondo Metal (o NU-Metal, scegliete voi).

Il primo momento di calma dell’album è rappresentato da ‘Breath Of Fresh Smoke’, dove ancora una volta le chitarre “slashano” parecchio. Mi dà l’idea del tipico pezzo da ascoltare in macchina sulla Route 66 con braccio fuori dal finestrino, occhiali da sole e tanta voglia di libertà.

Si arriva al primo singolo estratto da ‘CMF2’, ‘Beyond’: classico brano rock radio-friendly è perfetto come lancio grazie ad un ritornello che resta in testa e non si schioda per tutto il giorno.

Già dal coro iniziale di ‘We Are The Rest’ si capisce che è un pezzo perfetto da suonare ai concerti (“no way to beat me, no way to win“), un inno punk-rock veloce e con un bell’assolo a impreziosirlo.

Siamo a metà del disco, è il momento giusto per rallentare di nuovo con ‘Midnight’ in cui, dopo la prima strofa, spuntano anche dei violini ed è un crescendo continuo fino all’assolo che probabilmente è il più bello di ‘CMF2’.

Starmate’ ha una sorta di “falsa partenza” ma l'”Oh Fuck!” di Corey riporta tutto sui binari consueti del Punk-Rock californiano, con un altro ritornello che rimane impresso nella mente già dopo il primo ascolto.

Ed ecco la parte meno riuscita dell’album, ossia il trittico ‘Sorry Me’, ‘Punchline’ e ‘Someday I’ll Change Your Mind’. La prima ricorda la struttura di ‘Snuff’ degli Slipknot (da ‘All Hope Is Gone’ del 2008) ma non ha la stessa bellezza, non fa venire i brividi, si trascina stancamente e la linea vocale non convince al 100%.

Someday I’ll Change Your Mind’ mi ricorda qualcosa di Bryan Adams, ma il ritornello poteva essere sviluppato sicuramente meglio rispetto ai coretti “ooh ooh” utilizzati, che la rendono piuttosto banale.

Ma Mister Taylor, per fortuna, ha ancora due buone cartucce da sparare: ‘All I Want Is Hate’ è il pezzo più veloce dei tredici, quasi hardcore e farà felice i più puristi del growl e delle urla,  visto che non ci sono parti “pulite”.

Dead Flies’ è il brano più lungo dell’album con i suoi abbondanti sei minuti, il riff iniziale è quasi maideniano, l’incedere è mid-tempo ma da metà diventa un’altra canzone, tirata, con il cantato di nuovo “sporco” e con il solito lavoro eccezionale di chitarre.

L’impegno di Corey in progetti paralleli rispetto agli Slipknot è sempre stata una costante nella sua carriera, anche se stavolta la cosa sembra diventare più “seria”, visto anche le sue recenti dichiarazioni e considerato che gli Slipknot sono in una nuova fase ed al momento anche senza un’etichetta discografica.

Il nuovo album può essere lo strumento che gli dà ulteriore convinzione nel battere questa strada. Non sarà di certo il miglior lavoro rock del 2023 e, probabilmente, neanche del 2024, come dichiarato dal suo autore (tra il serio e il faceto), ma sicuramente è un buonissimo disco che cancella e supera il mezzo flop di ‘CMFT’.

PS: Ah! se posso permettermi di dare un consiglio a Corey, è quello di rivedere un po’ le copertine dei suoi album, per adesso non ci siamo proprio!

Ultimi album di Corey Taylor

Band: Corey Taylor
Genere: Alternative Metal  Heavy 
Anno: 2023
72