Recensione: Cobras and Fire (The Mastermind Redux)

Di Marco Giono - 10 Novembre 2015 - 9:30
Cobras and Fire (The Mastermind Redux)
Etichetta:
Genere: Stoner 
Anno: 2015
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
70

 

Parte I – il mostro narcolettico si smagnetizza verso ovest. #bonus #skip1

 

ehy amico perché non mi suoni quel pezzo…come si dice…puuh…spais lod”, la sigaretta oscillava pericolante dalle labbra dell’attempato signore. Di tanto in tanto sputacchiava per terra tossendo. Era lui il nostro pubblico. Che strano concerto. Si ostinava a fissarmi e richiedere ossessivamente “Space Lord” …Ti svegli madido di sudore, nel pulmino non si respira. Unico sollievo è che la prossima tappa si terrà in Europa. Un bar o giù di lì, ma vuoi mettere, ci puoi trovare di tutto da quelle parti: come l’ultima volta con quella tipa formosa che sobbalzava ad ogni riff, poi peccato non sapere dove sia finita. Per non parlare di quei ragazzi che pogavano anche quando la musica era terminata, uno, a concerto finito, dava colpi contro il muro, non credo sia finita bene. Mettici anche quel ragazzino che dopo ogni fottuto brano urlava Uaaaaaaidoof!!! L’ho capito solo alla fine che era il mio cognome… E adesso cosa succede? Perché ci siamo fermati? Ah no, la polizia no, un’altra volta no… 

 

(Intermezzo breve) Una retrospettiva (breve) su Mastermind, 2010. #past #bio #skip2

 

I Monster Magnet (soprav)vivono nella scia del loro leader Dave Wyndorf. Lui crea, lui (si) distrugge. Porta il gruppo in alto, forse troppo, siglando un contratto con una major, a cui segue un tour con i big (Aeorosmith, Metallica e Marylin Manson), quindi si torna nei bassi fondi (o quasi). A causa di un overdose di ansiolitici rischia di fermarsi per sempre. Non è ancora tempo per il Triste Mietitore e Wyndorf lo azzittisce con 4-Way Diablo del 2007. Un buon album che assume sembianze di bellissima fenice ora in grado di provare a spiccare il volo. Mastermind è invece sia una conferma dello stato di buona salute del gruppo, ma anche un deciso salto di qualità rispetto al precedente. Riprendere ad ascoltare Mastermind dopo cinque anni è operazione che può incutere al principio timore in quanto riappaiano vecchi fantasmi, forse troppo antichi…

 Il cielo lo confondi con l’asfalto, tutto si appiattisce in un grigiume sordido. Una scossa bassa e grave ci percorre senza sosta. La prima traccia “Hallucination Bomb” sembra essere stata partorita propria da quella scossa che ora si materializza in un grido interiore senza requie, così i riff di chitarra suonano ossessionate danze metalliche.  La voce di Wyndorf ingurgita le tenebre del giorno, il suo spirito sempre temerario deve affrontare a volte i fantasmi dell’inconscio, altre volte ossessioni vorticose e mai sopite.

I Monster Magnet nascono nello stesso periodo dei Cathedral e con questi condividono la passione per un heavy metal che rimanda ai Black Sabbath più oscuri, senza dimenticare quella vena punk che a volte è percepibile nelle loro composizioni. Così un brano come “Gods and Punk” tenta di scoperchiare un vaso di pandora fatto di rifiuti ancestrali e dimagia primitiva, ma ne risulta un loop tragicamente irrisolto (vi consiglio di visionarne al più presto il video ufficiale). Epica del dubbio in un mood punk sgraziato. Soprattutto altra grande traccia (forse facile, ma non scontata). Ogni brano malgrado fluttui in una gravità propria trova comunque la sua perfetta collocazione in Mastermind, come “The Titan Who Cried like a baby” in quell’incedere sinfonico ed ermetico oppure in un brano speciale come “When the Planes Fall from the Sky” che si ricompone in riff alla Sabbath ed è scandita da una batteria che si tramuta in un pendolo impazzito sotto il peso di un tempo imperscrutabile. E ancora la batteria a fare la differenza in una “Perish in Fire” in bilico tra un rock blues spericolato e pennellate psichedeliche che degradano in un caos finale ove la voce di Wyndorf è un passo dall’esplodere, anche se non abbiamo il tempo di verificarlo, perché il brano si esaurisce senza una reale conclusione. Senza dilungarmi oltre posso dire che l’unico brano debole è la title track che contrariamente al resto non riesce a trovare una propria strada, esita non mi convincendomi a differenza di tutto il resto. Si perché tutto il resto è di ottimo livello.

 

Parte II – l’ovest dietro l’angolo. L’angolo non esiste. #bonus #skip3

 In realtà fuori nessun lampeggiante, vi è assiepato un manipolo di persone, sagome indistinguibili tra loro, forse fans, però in silenzio e immobili come se si trattasse di un’antica liturgia. Con cautela faccio scorrere lo sportello. Finalmente aria fresca, intorno a me solo buio e silenzio…Mi sveglio di nuovo sudato. Ehy dove sono finito, baby?! Fottutamente perso di nuovo, baby!

 

(tema centrale) Cobras and Fire (Mastermind Redux). Ai nostri giorni. #DISC1

Nel 2013 i Monster Magnet daranno alle stampe un nuovo album intitolato Last Patrol. Seppur, a mio modo di vedere, inferiore a Mastermind rimane un buon disco dove ci sono tutte le cose che (non) ti aspetti dai Monster Magnet. Se uno poi si aspettasse l’ennesimo tour, pausa e disco resterebbe decisamente sorpreso, perché nel 2014 viene pubblicato Milking the Stars: A-Re Imaging of Last Patrol che è rivisitazione di Last Patrol, l’azzardo musicale di Wyndorf viene portato alle estreme conseguenze; i brani decostruiti e re-immaginati a volte si dilatano nei tempi, altre volte seguono vie estreme che diventano del tutto credibili grazie alla sapienza compositiva dei musicisti del Mostro Magnetico. A questo punto però pausa e un album di inediti? Nemmeno per sbaglio, Wyndorf si fa prendere la mano e decide di rifare anche Mastermind.

 Il titolo Cobras and Fire (Mastermind Redux) riprende il ritornello di “Hallucination Bomb” e diversamente dall’originale, rimanda in maniera diretta a immagini, una sorta di manifesto di quello che troveremo sull’album. Infatti i brani denudati per lo più dello loro carica heavy tendono a descrivere, a rimandare a mondi surreali, carichi tensione quasi ci fosse alla regia ci fosse David Lynch perso nei remoti confini dello spazio che però somiglia tanta ad un oggi distorto. Così “Cobras And Fire (Hallucination Bomb)” e “Gods, And Punks And The Everlasting Twilight” diventano più lunghe rispetto alle loro controparti; costruite su passaggi acustici, jam psichediche e virtuosismi vocali. Diversamente di “The Titan” e “Time Machine” rimane lo scheletro, i due brani diventano strumentali a scandire i tempi di una colonna sonora. “The Titan” però stenta nella sua stilizzazione. Funzionano invece davvero bene sia la groovy “She Digs That Hole” che la doomeggiante “When The Plan Fall from the Sky”. Entrambe risultano persino più definite dell’originale e con passaggi davvero pregevoli. Stesso discorso per “Watch Me Fade” con quell’andamento beffardo che pare rimandare agli anni 70. Il brano funziona dannatamente bene, risultando orecchiabile, ma non scontato. 
C’è poi spazio per una cover dei The Temptations intitolata “Ball of Confunsion” in versione garage rock e in ultimo una sorta di medley intitolato “I Live Behind The Paradise Machine: Evil Joe Barresi’s Magnet Mash Vol.1”. Entrambi passaggi non particolarmente brillanti e non necessari a mio modo di vedere.

Conclusioni, conclusive, yeah baby! #DISC2 #theEnd

I Monster Magnet in versione Redux diventano antichi, spengendosi negli anni ’70, i loro viaggi spaziali psicotici diventano quindi vintage. Talvolta i brani eguagliano l’originale, in pochi casi lo superano, anche se persistono alcune perplessità su almeno tre brani (“Ball of Confusion”, “The Titan” e “I Live Behind The Paradise Machine: Evil Joe Barresi’s Magnet Mash Vol.1” ) che risultano deboli e decisamente meno centrati rispetto al resto. La produzione è davvero ottima e funzionale ad un contesto qui minimalista. La prova alla voce di Wyndorf è davvero notevole e spesso eleva davvero alcuni brani (“Cobras and fire” e “God and Punks”) che altrimenti avrebbero sofferto per via di un minutaggio elevato. 

“Cobras and Fire (The Mastermind Redux)”, malgrado qualche passaggio a vuoto, rimane un buon disco che potrà essere apprezzato dai fans dei Monster Magnet meno legati alle sonorità pesanti del gruppo e forse più propensi alle sperimentazioni in bianco e nero. Non ci rimane che aspettare l’ultima mossa, l’estremo azzardo dei Wyndorf o più semplicemente l’ennesimo (non) risveglio del Mostro Magnetico.

 

MARCO GIONO

 

Ultimi album di Monster Magnet

Genere:
Anno: 1992
85
Genere:
Anno: 2007
70
Genere:
Anno: 2004
80