Recensione: Col vento in faccia
Col Vento in faccia, come il bassotto che lascia le proprie orecchie volare prendendosi tutto il getto di un ventilatore vecchio stile… una soffiata ci dice che sia una delle immagini più diffuse sul web, ma non vogliamo farne una colpa troppa grossa alla band e passiamo dunque al lato musicale che è decisamente più originale e interesante.
Il demo si apre con ‘Hungry’, titolo in inglese ma liriche in italiano per un biglietto da visita niente male, che convince soprattutto per la varietà di soluzioni ritmiche all’interno del brano, che si snoda in maniera dinamica e trascinante, segnato da chitarra e bateria. Ne ‘La voce del Silenzio’ la band si confronta anche con ritmi un pochino piu’ bassi, in una mezza ballata che rappresenta sempre un terreno non facile per le band alle prime armi. Non convince come l’opener e la voce forse un po’ troppo pop la penalizza ulteriormente, rendendola fin troppo soft ed effettivamente noisetta e lonatana qualitativamente non poco dall’episodio precedente.
La title track mette in mostra un animo un pochettino più progressivo e Aor, anche se non rggiunge i livelli dell’opener o della successiva ottima ‘Io voglio fare così’, insieme a Hungry pezzo di forza del demo e di sicuro frangente da cui ripartire per il futuro. Con la mini suite in due parti Autunno pt. I e II si chiude questo discreto autoprodotto. Nella coppia di brani malinconici e piuttosto sofferti va segnalata la chitarra acustica della seconda parte, molto matura e con un gusto classico che si fa apprezzare non poco.
Un hard rock molto soft e gradevole che lascia trasparire potenzialità discrete, soprattutto dietro le pelli e a una sei corde molto leggera (ancora una volta) ma pur sempre ben fatta. Con un po’ di lavoro sulle linee vocali e i ritmi più lenti questo demo potrebbe essere un primo timido passo verso qualcosa di più.