Recensione: Colors
Mauro Chiesurin, in arte M.C. è un chitarrista/polistrumentista rock torinese e “Colors”, un album interamente strumentale e ovviamente guitar-based, rappresenta, ad ora, l’unica testimonianza della sua musica che si possa trovare in giro. Paradossi di un epoca in cui tutti puntano alla sovraesposizione mediatica per guadagnarsi i warholiani quindici minuti di gloria ed uscire dall’anonimato, non è dato sapere molto di più sull’artista in questione.
“Colors” ruota attorno all’idea di assegnare ad ognuna delle quattordici canzoni presenti in scaletta un colore e tale idea si fa visivamente molto evidente osservando l’artwork dal gusto fortemente “computer graphics anni ’90”. All’interno del disco tutti gli strumenti vengono suonati dal suddetto M.C., tranne la batteria (affidata al, presumiamo, consanguineo Gabriele Chiesurin) su “Aqua” e “Violet”, ed anche le canzoni, fatta eccezione per la traccia n. 8, una rivisitazione della celeberrima “”While My Guitar Gently Weeps” di George Harrison, sono tutte opera sua.
Quattoridci ezzi che spaziano senza remore dal rock virtuosistico dell’iniziale “Red” e di “Orange”, abbastanza vicine al repertorio tipico di Joe Satriani, ai toni più soffusi e notturni della belle “White”, “Cyran” (con i riusciti inserti di pianoforte e di sax) e “Pink”, passando per gli accenni funky della dinamica “Greenish”. Come preventivabile, la mancanza di varietà negli stili affrontati non è certo un qualcosa che possa essere imputato al Chiesurin, sicché dopo alcuni brani soft, con “Steelblue” il riffing torna più arcigno e la velocità più sostenuta, invadendo senza problemi i territori dell’hard rock. Di “Aqua” s’è detto e, anzi, tutto sommato verrebbe da aggiungere che si tratti della traccia probabilmente meno riuscita e meno personale di tutto l’album, la successiva “Blue” rallenta i battiti, portandoci sui terreni del jazz e del lounge, e “Yellow” lambisce addirittura l’heavy metal maideniano. Il terzetto seguente, composto dall’intensa “Violet”, degna di una colonna sonora da film romatico/drammatico, dall’accigliata “Green” e dall’atipica “Brown”, un lento dagli accenni “elettronici”, spiana la strada alla torrenziale “Grey”. Ben undici minuti di sfuriate strumentali che permettono a Chiesurin di passare con disinvoltura da riffing di stampo thrash metal a passaggi di volta in volta à la Steve Vai o più neoclassicheggianti, in un tripudio di assoli e cascate di note.
Come al solito, quando si parla di dischi interamente strumentali e peraltro molto “tradizionalisti” come questo, il problema, più che la qualità, solitamente alta (e anche “Colors” non fa eccezione in questo senso), è la fruibilità e, in particolare la fruibilità da parte dell’utente medio, giacché non tutti gli ascoltatori di musica sono anche musicisti. Si tratta di un bel disco, dunque, molto piacevole e suonato da un’artista che sa indubbiamente il fatto suo eppure difficilmente apprezzabile a tutto tondo da chi non viva quotidianamente di pane e sola chitarra e non sia in spesso dei mezzi e delle conoscenze indispensabili per coglierne appieno le finezze tecniche ed espressive.
Stefano Burini
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Tracklist
01. Red
02. White
03. Greenish
04. Cyran
05. Orange
06. Pink
07. Steelblue
08. Aqua
09. Blue
10. Yellow
11. Violet
12. Green
13. Brown
14. Grey
Line Up
Mauro “M.C.” Chiesurin: tutti gli strumenti tranne la batteria su “Aqua” e su “Violet”
Gabriele Chiesurin: batteria su “Aqua” e “Violet”