Recensione: Come Alive
Fondati intorno alla metà degli anni novanta, gli olandesi Terra Nova vantano una dignitosa fama “underground” in territorio europeo e giapponese, maturata essenzialmente grazie alla pubblicazione dei primi due album – ottimi esempi di hard rock melodico – intitolati “Livin’ It Up” (1996) e “Break Away” (1997).
Consuete traversie contrattuali, problemi di line up ed un mercato capriccioso e mai del tutto soddisfacente per le realtà medio-piccole del settore, sono state le cause primarie alla radice di una produzione non proprio omogenea nei numeri e ben distribuita nel tempo, caratterizzata dallo scioglimento, avvenuto sul finire dei nineties, e dalla successiva reunion, sancita dal buonissimo “Escape”, come-back discografico edito nel corso del 2005.
“Come Alive”, quinto capitolo di una carriera sempre lontana da grandi successi – seppur non di rado, baciata da interessanti valori artistici – si presenta al pubblico nel più tradizionale e rassicurante segno della continuità.
Chi già in epoche meno recenti, ha avuto l’occasione di conoscere i fratelli Hendrix ed i loro Terra Nova, non sarà pertanto colto dallo stupore nello scoprire una serie di brani bilanciati tra sporadiche iniezioni d’energia hard, moltissime concessioni alla melodia, qualche momento tributato all’easy listening più scorrevole, ed un paio di passaggi a luci soffuse, immancabili e quasi fondamentali nella realizzazione di un album dalle evidenti sfumature AOR.
A dire il vero, forse non il miglior prodotto sfornato da Ron e Fred Hendrix, “Come Alive” suggerisce in ogni caso buone sensazioni, e manifesta l’abituale confidenza del gruppo con un songwriting facile e di pronta presa.
Non mancano i momenti di stanca e qualche frangente un po’ povero in dinamismo, pur tuttavia tracce frizzanti e ben confezionate come la title track d’apertura, “Holy Grail”, “Here Comes The Night”, “Who Do You Count On” e “My Own Way”, nobilitano la scaletta in virtù di ritornelli gradevoli, ritmi briosi ed un profilo complessivo sempre votato al buon gusto ed alle scelte di classe, non ultima, una produzione non brillantissima, ma parimenti di buona efficacia.
Come d’abitudine, menzione d’obbligo inoltre per la graffiante voce di Fred Hendrix, emulo di più blasonati e celebri colleghi (Steven Tyler e Jeff Keith su tutti), capace di fornire un’impronta propria e ben riconoscibile allo stile della band, ed al solito autore di una prova aliena da qualsiasi minima sbavatura. Un singer di spessore poco considerato, che meriterebbe con tutta probabilità qualche chance in più.
In ribasso nei toni sulla soffusa “The Final Curtain”, traccia conclusiva che con “Those Eyes” e “Under Pressure” va a costituire un terzetto di brani “lenti” forse un po’ eccessivo nell’economia del disco, “Come Alive” partisce infine gl’istanti di maggior appannamento con la contemporanea “Do Or Die”, pezzo piuttosto tedioso e dalla linea melodica offuscata da un incedere monotono e troppo ripetitivo.
Nella somma complessiva, un disco dunque dai risvolti piacevoli, incentrato su di una facilità d’ascolto ed una velocità d’assimilazione che è patrimonio riconosciuto della band olandese.
Pur nella concreta certezza che, nel tratteggiare un’uscita irrinunciabile od un colpo ad effetto, s’intenda qualcosa di decisamente diverso da questa nuova release dei comunque bravi Terra Nova.
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Tracklist:
01. Come Alive
02. Fighting Yourself
03. Holy Grail
04. Here Comes The Night
05. Those Eyes
06. Under Pressure
07. Do Or Die
08. Who Can You Count On
09. My Own Way
10. he Final Curtain
Line Up:
Gesuino Derosas – Chitarre
Lars Beuving – Batteria
Ron Hendrix – Tastiere
Fred Hendrix – Voce
Eric Coenen – Basso