Recensione: Compassion Denied

Di Riccardo Angelini - 14 Maggio 2008 - 0:00
Compassion Denied
Band: Frequency
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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65

“Cameriere, il solito!”. C’è chi al ristorante preferisce evitare di cambiare menu affidandosi sempre allo stesso piatto, così come c’è chi anche in campo musicale si affida imperterrito sempre alla medesima ricetta. Il lato positivo è che si sa esattamente che cosa si trova, quello negativo… è che si sa esattamente che cosa si trova.
Nel caso dei Frequency la ricetta insostituibile è quella del metal melodico, preparato secondo i dettami dell’accademia svedese e insaporito con un pizzico di spezia progressiva. Volgarmente lo chiamano anche “prog/power”.

Questo è in somma sintesi “Compassion Denied”, e per qualcuno la recensione finirà qui. Quanti invece dovessero ritenere che ci sia ancora qualcosa da dire su questo campo potranno fruttuosamente proseguire la lettura. Quando si decide di rinunciare ai nuovi sapori affidandosi a pietanze tradizionali, infatti, a fare la differenza sono sempre le mani dello chef. E in questo caso si può dire che la cucina sia di buon livello.

I Frequency decidono a ragione di affidarsi a un heavy/power robusto e compatto, che non abusa e anzi volentieri rinuncia alle tastiere per privilegiare un assalto diretto, condotto all’unisono dalle massicce chitarre e da una sezione ritmica robusta e affidabile. A livello compositivo la band si pone sulla scia di Masterplan e Nocturnal Rites, senza disdegnare soluzioni melodiche che in più d’una volta si firmano debitrici del buon vecchio Yngwie Malmsteen (in modo peraltro piuttosto spudorato su tracce come “Compassion Denied”, “Agony Is My Name” o “Alive”). Del tutto azzeccato può dirsi l’innesto al microfono di Rick Altzi, già impegnato nel settore sui fronti di At Vance, Thunderstone e Sandalinas, autore di una prova autoritaria e convincente.
Liquidato l’elemento sorpresa con una copertina che si propone come l’unico ingradiente atipico della giornata, alla band non resta che giocare la partita sul tavolo della melodia, vincendo la gran parte delle scommesse grazie a ritornelli azzeccati ma soprattutto grazie alle chitarre, decisive nel riffing e ispirate nei soli. In una tracklist molto omogenea qualche variazione sul tema è concessa dal duetto con l’ospite Daniel Heiman (Heed, ex-Lost Horizon e Crystal Eyes) sulla oscura “Life After Hell”, dalla piacevole semi-ballad “Your Pain Is My Guide” e dalla conclusiva “New World Era”, nella quale fa capolino un accenno di growl nel suo piccolo spiazzante.

È dunque la buona qualità dei brani a decidere le sorti di “Compassion Denied”, che a fronte di un approccio alle composizioni invero lineare sa affermarsi grazie al peso dei contenuti. Così, se da un lato l’elemento più sorprendente dell’album sembra essere l’artwork, non esattamente convenzionale per un gruppo del genere, dall’altro l’efficacia di riff e refrain aiuta i Frequency a non farsi travolgere dall’oceano di gruppi clone che riempie i mari del Nord – e non solo. Fermo restando che alla lunga nemmeno dischi come questo basteranno per rimanere a galla.

Riccardo Angelini

Tracklist:
1. Compassion Denied  
2. Agony Is My Name  
3. Beginning Of The End  
4. Life After Hell  
5. Your Pain Is My Guide  
6. Act Of God  
7. Spirit In Black  
8. Alive  
9. New World Era

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