Recensione: Complicated
Puntuale, immancabile, rigoroso.
Jeff Scott Soto si presenta con certosina regolarità all’appuntamento con un nuovo album griffato JSS, marchio solista simbolo della sua essenza più personale ed autarchica, differente dalla miriade di altri progetti in cui è da anni coinvolto.
“Complicated” è il disco numero otto: un quantitativo che potrebbe apparire esiguo se rapportato alla vastità della carriera di Soto, ma in realtà cospicuo, qualora messo in relazione con tutto ciò che il singer americano di altro ha prodotto sin qui. Basterà buttare un fugace sguardo alla sua pagina wikipedia per ottenere un riassunto del mare infinito di produzioni in cui la potente voce di JSS ha potuto brillare sin dai tardi anni ottanta.
Etichettato fedelmente Frontiers e – come già per il precedente “Wide Awake” – ancora con Ale Del Vecchio a far da supporto, cardine e corona agli svolazzi canori, per Soto questo nuovo album ha un po’ il sapore del “ritorno alle origini”.
Origini che sono sempre appartenute ad un hard rock melodico molto “cantato” e carico di passione, in cui l’esuberanza degli strumenti faceva da contro altare all’espressività vocale del nostro.
Una formula esperita per anni in quello che è stato il primo – e forse più autentico – grande acuto nella vita artistica di JSS: i Talisman.
Una realtà che per stessa ammissione del frontman, perso tristemente il bassista Marcel Jacob non ha più ragione di esistere. Ma che nessuno vieta di far rivivere di quando in quando nelle atmosfere e nei temi musicali di qualche nuova canzone composta nel frattempo.
“Complicated”, in effetti, rischia di essere il più Talisman dei dischi di Soto usciti dopo il loro scioglimento. Una scelta che pare consapevole e voluta. Probabilmente pianificata con lo stesso Del Vecchio, come detto, tessitore della gran parte delle trame presenti sul disco.
Lo stile, la musicalità, le armonie melodiche vanno molto spesso in quella direzione, ricordando un impasto di suoni visceralmente ancorati al rock melodico tipico dei Talisman di album come “Humanimal”, “Truth” e “7“.
Composizioni che si ascoltano volentieri, come del resto accade sempre quando di mezzo c’è un interprete tanto efficace e di valore.
La voce di Soto è una garanzia che non conosce cedimenti, mentre le soluzioni proposte offrono una manciata di canzoni che crescono con gli ascolti e poggiano su cori e ritornelli sempre ben rifiniti ed appassionanti.
Il settore strumentale poi, come già accennato, non parte mai in secondo piano, prodigandosi in assolo e ritmiche molto focose e ben presenti.
Una ricetta che spalanca le porte alla nascita di brani davvero notevoli e da ripassare più volte, come l’iniziale “Last to Know”, la title track “Complicated”, la solare “Thank You” e la programmatica “Back to the Beginning“, quasi un manifesto ad indicare l’essenza di questo nuovo cd.
I Talisman di cui si è detto e stradetto sin qui, sono poi a portata di mano soprattutto nelle torride “Disbelieving” e “Home Again”, tracce che avrebbero potuto comodamente far parte di uno dei loro vecchi dischi.
Apice dell’album è probabilmente però “Don’t Look Back“, pezzo un pizzico più ottantiano, completo per armonia, ritornello e performance sublime.
La voce carnivora, graffiante, al contempo espressiva e profonda di Jeff Scott Soto fa da collante e detonatore, legando ed esaltando i pezzi come meglio non potrebbe, a palesare una maturità artistica che, ancor di più, proietta il gigantesco frontman nell’empireo dei migliori esponenti della scena.
“Complicated” è l’ennesimo bel disco che allinea tutti gli ingredienti di qualità da sempre patrimonio di Jeff Scott Soto. Elementi in tale preponderanza da non far apparire peregrina l’idea di annoverarlo tra le cose migliori prodotte in una carriera significativa, interminabile e voluminosa.
Soprattutto, che ci auguriamo ancora molto, molto lunga e ricca di album come questo!