Recensione: Composition Of Flesh
La pubblicità che un po’ tutti conosciamo diceva che agli svedesi piacciono un sacco di cose: dormire con gli amici, bere in compagnia, ma soprattutto masticare gomme alla menta.
Non c’è stato detto che, tra le fila dei numerosissimi gruppi che la Svezia ci ha donato, si nascondessero i Corrosive Carcass, validissimo quintetto di Hofors/Storvik, che ci presentano un lavoro death old-school da leccarsi i baffi. “Composition Of Flesh” (Abyss Records) è il loro primo full e lavoro d’esordio, preceduto da una demo, “Rot.In.Piece” del 2010.
Il genere è quello molto diffuso del death, di cui i Corrosive Carcass riprendono tutti gli estremi in maniera molto accurata, non tralasciando dettagli. Questa ricerca dell’incarnazione esemplare del death svedese cozza un po’ con l’intero stile dell’album che, dalla copertina alla track-list rimanda echi di carne corrosa e putrefatta.
Il primo ascolto di “Composition Of Flesh” è illuminante, e la prima traccia, “The Flash Is Not Enought” lascia pregustare un lavoro che non fa restare per nulla delusi: oltre quarantuno minuti belli serrati, tredici brani in tutto, l’aria di morte e putrefazione che ci investe all’inizio percorre tutto l’album, come una presenza che non ci abbandona mai durante l’ascolto. È un lavoro vecchia scuola il loro, e forse qui è insito sia il pregio, sia il difetto di quest’album: pecca forse un po’ d’inventiva. Decisamente molto compatto come disco, non lascia spazio a diverse interpretazioni o cambi di direzione. Il lavoro dei due chitarristi, Kanto e Lindorf, è lavoro da macellai in piena regola: i colpi di mannaia si sentono bene, i riff sono caotici, la distorsione è ben dosata ma assai ronzante.
L’influenza di gruppi come i connazionali Entombed è innegabile, ma in alcuni punti questo lavoro ricorda i primi Dying Fetus e Cannibal Corpse (vedi la multi-citata “Born In A Casket”). Janis alla batteria pesta con un blast-beats da manovale, ed è qui che forse si ode qualche eco più thrash nel lavoro dei Nostri. La stessa cosa succede con Sjöblom alla voce, che ci regala una performance violenta, grezza e tagliente: un vero lavoro da motosega arrugginita. Il suo growl, a tratti leggermente gracchiante, è però ben calibrato. La band non perde il controllo della sua creatura nemmeno per un minuto, niente è lasciato al caso. Laddove la tecnica non sembra esserci invece c’è: non ostentata, non super sfruttata, essa funge invece da background a tutto il loro lavoro, che però purtroppo difetta, come già accennato, d’idee. Nella scena death i gruppi come i Corrosive Carcass cominciano a presentarsi sempre più spesso, con grande gioia dei cultori del genere. A parere di chi vi scrive non sono mai abbastanza, soprattutto se ci presentano lavori come questo: buona qualità, tanta cattiveria.
Non troppo tecnici s’è detto, ma parecchio cattivi, molto diretti: i Corrosive Carcass sono più simili a un disastro nucleare che a un’equazione chimica perfettamente bilanciata. Sconvolgono assolutamente l’ambiente in cui esplodono, lasciando alle loro spalle distruzione e morte. Ma ci piacciono così: grezzi e mortiferi, e chissà se anche loro amano le gomme da masticare.
Valentina “Mastra” Rappazzo
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Tracce:
1. The Flesh Is Not Enough 2:29
2. Butchershop 3:48
3. Self Mutilation 2:53
4. Born In A Casket 2:23
5. Necrotizing Fasciitis 2:28
6. Awesome Nuclear Power 3:39
7. Twist Of A Knife 2:21
8. Chainsaw Dissection 2:35
9. Avatar 1:08
10. Collector 4:57
11. Dawning Death 1:24
12. Hunger 3:37
13. The End Of Us All 7:46
Durata 41 min.
Formazione:
J. Sjöblom – Voce
C. Kanto – Chitarra
M. Lindorf – Chitarra
P. Koistinaho – Basso
M. Janis – Batteria