Recensione: Confusion Bay
Che il mercato del metal odierno si stia aprendo alle più disparate influenze penso sia ormai assodato: poi sarebbe una discussione decisamente oziosa quella su cosa è o non è metal, ma resta il fatto che ormai i confini del genere, specie per quanto riguarda le nuove sonorità, si fanno sempre più imprecisi e confusi. La Nuclear Blast questo lo ha capito benissimo e, dopo gli ottimi Mnemic, ritenta il colpaccio con una band nuovamente dalla Danimarca, i Raunchy.
Va premesso che con la succitata “nu-thrash” band questo gruppo ha come unici elementi in comune il desiderio di modernità e certi riffs chitarristici di scuola americana, va detto che difficilmente possiamo catalogare un gruppo, come questo, che spazia dal post-rock al thrash metal Pantera-style. Solo l’opener Join the scene ci presenta una serie impressionante di cambiamenti d’umore improvvisi: si va da un attacco abbastanza roccioso, con un riff portante semplice ma potente quanto basta, per passare, attraverso un bridge con forte base elettronica, al classico chorus rock/pop fin troppo melenso… Un plauso se non altro va alla versatilità del cantante (anzi, ormai ex) Lars Vognstrup: passa tranquillamente da tonalità vicine all’hardcore più tirato a quelle più melliflue del mainstream rock; insomma, la preparazione c’è, peccato che tutto questo col metal c’entri poco.
Obiettivamente poi la band dimostra anche discrete capacità compositive: pezzi come I get what I see, dalla strofa intrigantemente dark, a Summer of Overload, che però in certe parti clona i Linkin Park… abbiamo in sostanza un melting-pot di tutto quanto possa colpire un largo raggio di pubblico fin troppo attento alle ultime mode sonore; solo che la ruffianeria è troppo spesso prevalente, a scapito dell’effettiva qualità. Tutto è iperprodotto, naturalmente, e prevedo più di un singolo con relativo videoclip, ma resta da vedere quanto al pubblico tradizionale della label tedesca possa interessare un gruppo così “americano”. Nonostante tutto i Raunchy non dimenticano di essere nati in Europa e, più precisamente, in Scandinavia: ascoltatevi la nona The Devil e ditemi se non vi ricorda lo splendido Design 19 dei Sundown, gruppo dark svedese certo non fondamentale ma autore di almeno un album da ricordare.
Purtroppo spesso il gioco dei rimandi esaurisce l’interesse per un disco, questo Confusion Bay, che troppo facilmente tiene fede al proprio titolo: una confusione quasi totale nelle intenzioni, tentazioni davvero troppo commerciali in molti punti (Nine-Five li può tranquillamente inserire nella programmazione pomeridiana di MTV, e non solo quella), ed una maturità compositiva ancora lontana all’orizzonte. Speriamo che il trend dei “nuovi suoni” non diventi l’unica direttrice di label storiche (e fondamentali) come la Nuclear, specie se deve produrre prodotti appena passabili come questo: se proprio voglio lasciarmi andare al moderno torno ad ascoltarmi i ben più spessi Mnemic, mentre questi Raunchy li sentirò probabilmente per radio.
Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli
Tracklist:
1. Join the scene
2. I get what I see
3. Summer of overload
4. Watch out
5. Nine – Five
6. Show me your real darkness
7. Confusion bay
8. The devil
9. Insane
10.Morning rise and a friday night
11.Bleeding pt. 2