Recensione: Congregation of Annihilation

Di Manuel Gregorin - 15 Giugno 2023 - 0:56
Congregation Of Annihilation
Band: Metal Church
Etichetta: Rat Pak Records
Genere: Heavy 
Anno: 2023
Nazione:
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82

Riecco tornare tra noi quelle scorze dure dei Metal Church, autentici veterani della scena metal. Un ritorno importante, perché il nuovo Congregation Of Annihilation è il primo album dopo la tragica dipartita del cantante Mike Howe avvenuta nel luglio del 2021, evento questo, che ha certamente molto provato la formazione statunitense. Infatti lo stesso Kurdt Vanderhoof ha recentemente confessato di essere stato in dubbio se valesse ancora la pena o meno continuare a portare avanti il nome dei Metal Church dopo un episodio simile. Alla fine, fatte le dovute riflessioni, si è deciso di proseguire il viaggio. Ingaggiato come nuovo vocalist Marc Lopes, già distintosi con la band del Boss (ovviamente NON Bruce Springsteen, ma l’ex Manowar Ross The Boss), la storica formazione statunitense intende iniziare così un nuovo percorso che non perda di vista il passato.

Congregation Of Annihilation, a parte il cambio dietro al microfono, presenta una formazione invariata rispetto al suo predecessore Damned If You Do. Infatti oltre al fondatore Kurdt Vanderhoof alla chitarra, troviamo ancora Stet Howland (batteria), Steve Unger (Basso), e Rick Van Zandt (chitarra).Parlando di questo nuovo disco (del quale è anche produttore), Vanderhoof, lo ha descritto come un lavoro molto vicino a sonorità thrash che per certi versi guardano agli inizi della loro carriera, in particolare a l’omonimo esordio e al successivo The Dark.
Dichiarazioni buone per fare venir l’acquolina in bocca ai fans, anche se spesso le buone intenzioni ed il risultato finale non viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda.

Fortunatamente basta mettere sù il disco e pigiare play cancellare questi dubbi.
Another Judgement Day parte a pieni motori facendoci intendere che la svolta thrash annunciata si dimostra ben tangibile. Il pezzo è una mazzata tra capo e collo che non lascia via di scampo. Le chitarre tagliano come motoseghe, Howland alla batteria picchia come un manovale e la voce di Lipes graffia come la carta abrasiva. Un inizio incoraggiante che fa ben sperare per questa nuova fase della band.

La successiva title track è un po’ meno veloce ma comunque incisiva con riff di chitarra corposi ed una voce al vetriolo. Pick A God And Prey, primo singolo che anticipa l’uscita di quest’album di un paio di mesi, si presenta come un altra canzone schiacciasassi, di quelle che lasciano dietro a sé solo macerie. Children Of The Lie dopo una partenza dai ritmi sostenuti rallenta in un finale, regalando un passaggio atmosferico con protagonista una linea di basso su cui la chitarra ricama un bel assolo.
La svolta più aggressiva annunciata è evidente, ma senza snaturarne il sound: in fin dei conti la formazione americana ha sempre ballato sul confine tra thrash e heavy power. Il sound sfoggiato da Kurdt Vanderhoof e soci ha un’attitudine tale che a tratti richiama alla mente gli Overkill. Infatti, pur senza copiare da Blitz e co, condividono con loro la stessa potenza mantenendo una loro personalità ben distinguibile. D’altronde sfuriate rompicollo non sono certamente una novità nel suono dei Metal Church essendo state presenti in varia misura fin dagli esordi.

Proseguendo nell’ascolto del disco arriviamo alla volta di Me The Nothing, un tempo medio intriso di oscura drammaticità che non può fare a meno di fare scattare certi paragoni con Watch The Children Play, contenuta su quella pietra miliare che fu The Dark.
Making Monsters parte lanciata dal basso di Steve Unger e si protrae su di una ritmica galoppante. Suscita poi un po’ di ilarità il passaggio al minuto 1:45 quando sulla frase “Affords a bliss of murder” pare di sentire un più italianizzato “Affords a bliss of m***a“.

Say A Prayer With 7 Bullets sfoggia una veste più hard rock. In riferimento al titolo poi, sarebbe curioso sapere se esso sia stato ispirato alla famosa scena del cimitero di Django, il cult movie del 1966 con protagonista Franco Nero. These Violent Thrills e All That We Destroy sono le due fucilate finali, due brani squadrati come blocchi di granito con cui il quintetto statunitense si congeda e ci porge i saluti.

Un disco sicuramente di un certo spessore.
Congregation Of Annihilation, è un inizio promettere per il nuovo corso dopo la dipartita di Mike Howe. Per poter dire se siamo ai livelli dei due dischi d’esordio forse è ancora un po’ presto: sarà il tempo a sentenziarlo. Resta il fatto che Congregation Of Annihilation si presenta come un prodotto solido, un lavoro dove i Metal Church sfoggiano ancora una loro identità ben riconoscibile.

Quella che li ha accompagnati nel corso degli anni e che, speriamo, continui a perdurare ancora a lungo.

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