Recensione: Conspiracy
” Missy I miss You so. Oh little Sister…
I wish You’d come back to Me and sit by My side…
We’d laugh and we’d play again, if only You’ll try…
You know “THEY” would show the way From the other side”.
Con queste parole si apre “At the Graves”, la canzone d’esordio di questo quarto album, esclusi quelli dei Mercyful Fate, che King Diamond nella sua quantomai signolare visione gotica e horroristica ha lanciato sul mercato. Nella lunga produzione di King Diamond, che ha pubblicato le sue opere musicali come capitoli di storie che hanno come tema le sue fantasie e le sue credenze, questo “Conspiracy” viene come seguito di “Them” e narra di un ragazzino, King appunto, che in una villa, villa Amon, vede sua nonna morire svanendo nel nulla mentre pronuncia le seguenti parole :” scommetto che tu stai morendo mentre bevi quella tazza di thè”. La casa era vuota, e nelle polveri che ricoprivano le sue rovine trovavano riposo e dimora solamente le memorie legate agli amici che ora non c’erano più. Passano diciotto anni prima che Diamond venga trovato, seduto sul letto della madre ad aspettare qualcosa, dal dottor Landau e dalla polizia. Il ragazzo passa i successivi 9 anni in un manicomio per cercare di ritrovare una sanità mentale, e una volta rilasciato passa altri 9 anni in solitudine in un luogo nascosto sempre a riflettere, riflettrere, riflettere, senza mai vedere sua madre. Ora due settimane dopo il ritorno di King Diamond nella vecchia casa, lui cerca di nuovo di mettersi in contatto con i suoi…. Tecnicamente Conspiracy e molto ben fatto e presenta, come nel miglior stile gotico, una musica molto evocativa, quasi sacrale, che riesce comunque a portare turbamento e inquietitudine in chi ascolta, l’effetto risulta tipicamente centrato nel mix tra le colonne sonore (ninne nanne alternate a vere e proprie scariche heavy metal), all’alternarsi tipico della voce del solista, capace di passare da un tono greve, all’austero al clamoroso falsetto che probabilmente è ciò che ha reso famoso King nel mondo. Le canzoni dell’album sono 10, ognuna delle quali richiama un pezzo della storia che il disco rappresenta.
1) At the Graves
2) Sleepless Nights
3) Lies
4) A visit from the dead
5) The Wedding Dream
6) “Among” belongs to “Them”
7) Something Weirds
8) Victimized
9) Let it be done
10) Cremation
L’album dura circa 50 minuti e a mio parere e un ottimo lavoro che rasenta l’eccellenza e non la raggiunge solo per delle canzoni che sono sì belle ma a mio avviso abbassano un pochino la media del resto dell’LP. Da sentire più e più volte “At the Graves” (la migliore in assoluto per me), “The Wedding Dream” “Sleepless Night” e “Cremation”
Giudizio Globale : Ottimo. Da sentire per chiunque ami il genere gotico-horror. Per gli altri almeno doveroso ascoltarlo una volta.
Riccardo “Abbadon” Mezzera