Recensione: Contagion
«An unstoppable freight train of pure aggression»
Dopo il devastante debut-album “Depths” (2009), gli statunitensi Oceano caricano nuovamente la loro terribile fornace nucleare. Per alimentare lo sparo, negli abissi del death-core più pesante, il secondo, deflagrante proiettile: “Contagion”.
Evidentemente il genere tira come un mulo, oltreoceano, se si pensa che fra l’uscita dei due album son passati poco più di diciotto mesi. Considerazione, questa, che è di carattere esclusivamente commerciale; non riferendosi ovviamente alla qualità tecnico/artistica di chi suona questo tipo di metal. In particolare, gli Oceano mostrano di saper usare i vari strumenti con una perizia se non straordinaria, eccellente. Già in “Depths” avevano messo giù le canzoni con bravura, per cui se si pensa che da esso è passato più di un anno, le cose non possono che essere migliorate.
Il gelido buio degli abissi oceanici, assieme alla pressione che comprime, lì, qualsiasi cosa, fa da elemento fondante, per “Contagion”. La pesantezza del death-core è unita a una densità altissima del suono, così da generare il particolare – se non unico – sound del gruppo dell’Illinois. L’album contiene undici brani nei quali la compressione atmosferica, il mitragliante drumming, i massicci riff carichi di groove e il più terribile dei growling la fanno da padroni. Il solco tracciato dal primo lavoro è ripreso e approfondito, portando così i Nostri a premere ulteriormente con il palmo delle mani le ossa craniche di chi ascolta. L’onnipresente schema del death, in particolare il brutal, è mischiato vorticosamente con i secchi elementi *-core fra i quali, come da biografia, non manca il grind-core; genere natio del quintetto di Chicago.
“Precursor To Enslavement” non ci mette molto, a materializzare l’«atmosfera da batiscafo», con il suo incipit e soprattutto la sua strofa ammantata da toni cupi. Terribile la compressione del ritornello, ove i riff di chitarra rallentano indefinitamente, il basso va verso le più basse frequenze dell’udibile così come le corde vocali di Adam. Riff stoppati, compressi, lentissimi – tipici, quasi, del doom – si accompagnano a segmenti ove le sfuriate dei blast-beats di Danny non trovano pace. Questi stop’n’go riassumono a sé una delle caratteristiche primarie del modo di comporre del combo nordamericano.“Viral Re-Animation” ne è un esempio, così come la successiva “Regulated Disposal Of Life”. Molti act dediti al death-core hanno percorso la stessa strada che porta in fondo alla Fossa delle Marianne, ma nessuno è mai riuscito a spingersi in giù come gli Oceano. Quando non s’impegna a rigurgitare la sua rabbia spingendosi verso i bassi numeri di hertz, il growling del vocalist dimostra un’aggressività notevole, acuita dal suo tono stentoreo. Più che buona, quindi, nel complesso, la prova di Adam. “Quarantine” pone l’attenzione sulla capacità dell’ensemble di creare dissonanze piuttosto complesse nella struttura, semplici da assimilare. Anche questo, un punto a favore. Dissonanze che fanno bella mostra di sé (soprattutto all’inizio) nel mid-tempo tritasassi di “The Contaminated” ove, nel guitar-solo, fa capolino un po’ di melodia che, finalmente (dipende dai gusti), emerge con decisione nella bellissima, lenta e sinuosa “Exist In Confinement”. La voce al naturale del cantante si mostra calda e piacevole, inserita nei cori dall’arcano sapore che rendono bene l’idea di una discesa in una fossa oceanica. Se questa canzone è da considerarsi un esperimento, non si può non ritenerlo riuscito! “Persuasive Oppression” rimette comunque le cose a posto, nell’ordine primigenio che vuole gli Oceano paladini della furia demolitrice del death-core (con Adam che accenna, anche, a un po’ di screaming …). Echeggiano ancora gli impossibili ribollii delle linee vocali nella velocissima “Weaponized” e lo screaming isterico nell’altrettanto rapida “Sadistic Experiments”. Il drumming scatenato di “Remnants Aflame”, in cui il batterista si dà un gran daffare nel pestare come un dannato sul rullante; e l’assalto del guitarwork a «corda bassa» di “Ending Intellect”, infine, chiudono il disco.
Non c’è stato un gran passo in avanti, nel complesso delle cose, rispetto a quanto già mostrato dagli Oceano con “Depths”. Inoltre, è da considerarsi esaurito l’effetto sorpresa.
Tuttavia, e forse il fatto è più rilevante, non sono stati fatti … «passi da gambero». “Contagion” è, infatti, una vera «mazzatona» fra capo e collo (o meglio, nelle parti … basse), che consiglio vivamente a tutti gli amanti dell’estremo.
Daniele “dani66” D’Adamo
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Track-list:
1. Precursor To Enslavement 3:48
2. Viral Re-Animation 3:20
3. Regulated Disposal Of Life 3:00
4. Quarantine 3:23
5. The Contaminated 4:14
6. Exist In Confinement 4:17
7. Persuasive Oppression 3:51
8. Weaponized 2:44
9. Sadistic Experiments 3:34
10. Remnants Aflame 2:55
11. Ending Intellect 3:01
All tracks 38 min. ca.
Line-up:
Adam – Vocals
Devin – Guitar
Nick – Guitar
Jason – Bass
Danny – Drums