Recensione: Contamination
Black metal.
Fra tutti i generi, è quello che nel corso degli anni si è frammentato in più brandelli: atmospheric, depressive, suicidal, raw, symphonic, melodic e chi più ne ha più ne metta.
In più, i gruppi storici che hanno fatto dell’assalto rabbioso ai timpani dei fans il proprio credo, hanno cercato nel tempo soluzioni più edulcorate. Marduk e 1349 in primis.
Infine, l’assottigliamento dell’anima del nero metallo verso forme pesantemente contaminate dall’ambient ne ha determinato la rarefazione, allontanandola dall’esagerazione sonora.
Questi tre fatti, assieme, hanno modificato alla radice la scena mondiale: ovunque (soprattutto in Germania) sono spuntati come funghi one-man bands – ma non solo – impegnate a sganciarsi il più possibile dalla natura primigenia dei Bathory di “Under The Sign Of The Black Mark” (1987), a mio parere lievito fecondante per la successiva stirpe di Quorthon.
Questa premessa è doverosa perché inquadra il contesto in cui deflagra “Contamination”, secondo album degli svedesi Valkyrja.
Ferro e fuoco sono assicurati: il quartetto di Stoccolma inquadra gli stilemi dell’ortodossia black per poi innalzarvi sopra un mostruoso muro di suono.
E, paradossalmente, la loro fedeltà alla linea determina un deciso elemento di originalità in mezzo ai tanti eretici che questa linea l’han persa da un pezzo.
Anche la produzione non rimanda a sensazioni di scarna musicalità: il suono è sempre pieno, carnoso. Anche nei momenti di caos ipercinetico non si perde mai la bussola, potendo discernere adeguatamente note e strumenti.
La partenza non è tuttavia delle più felici, perché “Advent…” è solo l’ennesimo intro da film horror. Si tratta di aver pazienza per un centinaio di secondi: il monumentale riff di “Oceans to Dust” spazza via dubbi e incertezze, scatenando la furia demolitrice del gruppo. J. Wallgren pesta sulle pelli come un dannato, mischiando abilmente blast-beats, rallentamenti e accelerazioni da brivido. Assieme ad S.W. nella veste di bassista, realizza le poderose fondamenta sulle quali si ergono le sei corde dello stesso S.W. e di A. Hed.
Notevole e degna di particolar menzione la voce di A.L.: seppur ai limiti del più delirante scream, ove le ugole si somigliano un po’ tutte, mantiene intatta la propria timbrica consentendo così di essere facilmente riconoscibile fra le tante.
“Catharsis (Contaminate the Earth)”, brano lungo e frastagliato (non è l’unico: “A Cursed Seed in the World” e “The Adversarial Incentive Within All” gli fanno buona compagnia) aumenta l’angoscia incrementando il senso di solitudine che si potrebbe provare nella discesa in freddo e tetro abisso senza fine.
Gli articolati passaggi di cui si compone la canzone non sono tecnicismi a sé stanti: la loro varietà rende difficile se non impossibile annoiarsi anche dopo reiterati ascolti.
Se devo evidenziare una peculiarità che permea “Contamination”, non posso che rimandare ai momenti più veloci e rabbiosi dell’album (“Solstice in Withdrawal”, “The Womb of Disease”), capaci di stordire per la vertiginosa intensità: lo stato di trance ipnotica è garantito!
“Ambience of the Dead” coincide poi con l’apogeo del platter: un pungente odore di zolfo avvolge ineccepibilmente l’esacerbato estremismo sonoro cui riescono a spingersi i quattro.
Come più sopra accennato, i Valkyrja non inventano nulla. Sanno tuttavia scrivere brani di “distillato di black metal” che rivelano, a ogni passaggio, qualche angolo nascosto che li rende appetibili per lungo tempo: non facile, non facile…
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Track-list:
1. Advent… 1:37
2. Oceans to Dust 5:21
3. Catharsis (Contaminate the Earth) 7:59
4. Solstice in Withdrawal 5:21
5. Laments of the Destroyed 5:49
6. Ambience of the Dead 6:02
7. The Womb of Disease 5:57
8. Welcoming Worms 3:43
9. A Cursed Seed in the World 7:53
10. The Adversarial Incentive Within All 7:06
Line-up:
A.L. – Vocals
J. Wallgren – Drums
S.W. – Guitar, Bass and Additional Vocals
A. Hed – Guitar