Recensione: Contradictions Collapse & None [Reissue]
Anche per i Meshuggah c’è stato un inizio, un tempo in cui quattro ragazzi di Umeå si riunirono per suonare la propria musica
preferita, seguendo le gesta di formazioni
che hanno fatto la storia passata del metal, assimilando la grande lezione del
thrash metal Bay Area. Un gruppo come tanti sul finire degli anni ottanta? No,
perchè questi giovani musicisti svedesi erano i Meshuggah, e non si limitavano a
copiare la storia… stavano cominciando a scriverla.
Contradictions Collapse è il classico fulmine a ciel sereno, il primo
capitolo di una carriera che ha visto crescere esponenzialmente il peso
specifico dei Meshuggah negli ultimi quindici anni della musica metal.
Non sono molte le band che sono riuscite a evolversi in modo tanto radicale
album dopo album, mantenendo comunque una propria fortissima identità,
rielaborando in modo personale sin dagli esordi il grande thrash metal anni
ottanta. Contradictions Collapse è il capitolo meno ricercato,
meno geniale, e meno “meshugghiano” dei nostri, figlio della grandissima
stagione thrash che nei primi anni novanta stava cominciando a perdere colpi.
Sarà forse un caso che la scalata al successo dei Meshuggah sia
cominciata lo stesso anno della morte artistica dei Metallica (il 1991),
forse i maggiori ispiratori di Thordendal e soci, e la cui ombra grava
pesantemente sui brani di Contradictions Collapse? Il destino è
beffardo, lo sappiamo, e oltre dieci anni più tardi sarà stranamente Kirk
Hammett ad ammettere di essersi ispirato a
Nothing
per comporre il dibattuto St. Anger… coi deludenti risultati sotto gli
occhi di tutti.
Ma lasciamo stare discorsi che c’entrano poco con la musica andando a
concentrarci sul disco: ancora -relativamente- grezzo e acerbo rispetto al
masterpiece
Destroy
Erase Improve, molto più ancorato alla tradizione, semplificato nelle
strutture portanti dei brani, con ancora degli elementi da affinare… ma
signori che album! Una reinterpretazione in pieno stile Meshuggah, con tutti gli elementi caratteristici della band messi ben in
evidenza, come il riffing stoppato, convulso, pieno di accenti ritmici
sincopati, come i cambi di tempo spiazzanti, aggiungendovi una sessione ritmica
spettacolare con un trascinante Peter Nordin al basso e un Tomas Haake
(appena entrato nella band) da applausi, a dare una lezione a tantissimi
batteristi più acclamati che lo hanno preceduto, con il suo stile
inconfondibile. Senza dimenticarsi degli assoli fusion di Fredrik Thordendal,
ben sorretto dal compagno d’ascia Jens Kidman, impegnato anche a urlare
come un ossesso per tutta la durata del disco.
La tracklist vede scorrere brani tutti convincenti, dalla personalità gia
molto spiccata, saltando da brani più diretti come Paralyzing Ignorance
(un piccolo manifesto del “Meshuggah pensiero”), Erroneous
Manipulation, e Greed, a songs dal mood corrosivo quali Abnegating
Cecity, Internal Evidence, con alcuni riff da headbanging selvaggio a
cui è davvero difficile resistere, o Choirs of Devastation. Sicuramente
non il meglio della discografia degli svedesi, Contradictions Collapse
rappresenta la parte più istintiva e primordiale della band, una sorta di ponte
tra il passato del genere e il futuro cibernetico culminato poi quattro anni più
tardi.
Un motivo in più per scoprire questo full-length è la succosa ristampa della
Nuclear Blast pubblicata nel 1998 (evidentemente annusando il successo
crescente della band) con l’aggiunta dell’ep None, del ’94.
Quattro canzoni che avranno un’importanza notevole nel percorso artistico dei
Meshuggah, andando a definire in maniera netta la svolta cyber/futurista del
thrash metal degli esordi, anticipando il gia citato Destroy Erase Improve.
Mårten Hagström prende il posto di Kidman alla chitarra ritmica,
il sound si fa pesantissimo e ultradistorto, con chitarre dal taglio industriale
ancor più compatte, precise, che inaugurano la svolta decisiva del combo
svedese, il fatidico salto di qualità. Tutta la band gira al meglio, con un
basso vibrante sempre presente, Haake ovviamente sugli scudi e Jens
notevolmente migliorato nel suo urlato caratteristico. Anche qui, quattro
canzoni e quattro piccoli capolavori: Humiliative e Sickening
demoliscono tutto il possibile, lasciando alla seguente Ritual il compito
di smorzare gli animi, con una song dall’approccio più soft, inaugurata da un
bellissimo arpeggio e con un break centrale da pelle d’oca, per poi ritornare su
ritmi più sostenuti con Gods of Rapture (dove si apprezzano alcune
backing vocals che verranno riprese quasi inalterate nell’hit Future Breed
Machine).
Non rimane molto altro da dire, un album di gran classe e un ep fondamentale.
Un’occasione d’oro per scoprire da dove sono partiti i Meshuggah.
Chapeau!
Stefano Risso
Tracklist Contradictions Collapse:
- Paralyzing Ignorance
- Erroneous Manipulation
- Abnegating Cecity (sample)
- Internal Evidence
- Qualms of Reality (sample)
- We’ll Never See the Day
- Greed
- Choirs of Devastation (sample)
- Cadeverous Mastication (bonus track)
Tracklist None:
NB: Il brano Aztec Two-Step è stato omesso nella ristampa.