Recensione: Corridors
Chi segue con una certa attenzione il doom e, soprattutto, una scena europea in grande crescita per quanto riguarda tutte le varianti esistenti del genere (dal classico alla sua forma più estrema), ha già avuto modo di adocchiare i Midryasi, band nostrana formatasi nel 2002 e arrivata al debutto discografico solo tre anni più tardi. Disco d’esordio interessantissimo tra l’altro (anche se contenente alcune tracce demo ri-stampate per l’occasione), in cui il combo di Gallarate proponeva un intrigante mix fra il doom sabbathiano ed elementi psichedelici di scuola Hawkwind. Il gruppo torna quindi a farsi sentire con Corridors, attesissimo seguito che porta avanti in ottimo modo il discorso intrapreso con l’omonimo debutto.
E infatti la ricetta della band rimane sempre la stessa: un sound totalmente immerso nel rock psichedelico dei 70’s, condito da quelle atmosfere oscure tanto care ai primi Black Sabbath. Le uniche variazioni sono riscontrabili soprattutto in un songwriting di livello superiore e, non per ultima, una tecnica esecutiva molto più convincente rispetto agli esordi. Se da una parte, le varie influenze possono essere (com’è giusto che sia) piuttosto derivative e devote ai già citati maestri del genere, d’altro canto la fusione di varie esperienze musicali riesce comunque a dare alla luce un sound decisamente personale, che rende la creatura Midryasi come un esemplare più unico che raro nel suo genere.
La partenza è affidata alla furiosa title-track, pezzo caratterizzato dai diversi cambi di tempo che si susseguono nei suoi otto minuti di durata, legati comunque da atmosfere degne di un film horror settantiano, riff di chitarra taglienti, semplici ed efficaci al punto giusto, il tutto a sorreggere le parti vocali malate del singer Convulsion (già bassista dei Doomsword, tra l’altro). Il lato più doom della band emerge invece con Woman Of Doom, pezzo caratterizzato da un’aura oscura e depressiva, ma allo stesso tempo condita da atmosfere sognanti, riscontrabili particolarmente nelle escursioni più melodiche dei refrain, mentre le successive Steal My Breath e The Cave tornano a calcare i territori della psichedelia più sfrenata a base di inserti di synth ipnotici e che ricordano gli Hawkwind dei tempi d’oro. Fra gli highlight di una tracklist che rimane comunque fissa su livelli qualitativi molto alti ci sono invece le melodie struggenti ed emozionanti di Lize, sorrette da un tappeto di chitarre in clean che si alternano continuamente con parti più elettriche accompagnate comunque dal consueto uso di synth che ricrea l’ormai classico effetto da abuso di acidi. A chiudere il disco c’è Another Hell Within, pezzo ossessivo all’inverosimile già apparso nel precedente split con i Doomraiser, e qui riproposto in versione suite di quasi quindici minuti, condita ancora da quelle divagazioni allucinogene associabili (nuovamente) alla band di Dave Brock.
Insomma, gran passo in avanti per i Midryasi, ormai fra le band di punta dello psych-doom (o acid-doom, se preferite) nel nostro paese. Corridors rappresenta il massimo punto di ispirazione raggiunto dalla band fino ad ora, nonché una delle uscite più interessanti e originali dell’anno che sta per concludersi. Un disco che riuscirà a farsi apprezzare dai seguaci del doom nella sua forma più grezza e classica, ma anche dagli amanti della psicheledia messa in musica. Un piccolo gioiellino made in Italy che, fidatevi, non rischia certo di passare inosservato.
Angelo ‘KK’ D’Acunto
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Tracklist:
01 Corridors
02 Woman Of Doom
03 Steal My Breath
04 The Cave
05 Lize
06 Another Hell Within (Space Suite Version)