Recensione: Cosmic Hill
Gli Slap Guru arrivano dalla Spagna, per la precisione da Madrid e ci propongono questo primo assaggio della loro dote musicale intitolato “Cosmic Hill”; mettiamo subito i puntini sulle I e definiamo questo album quale impeccabile sotto certi aspetti, al suo interno è possibile ritrovare un sussidiario di tutti i canoni compositivi del rock-stoner-hard rock-blues etc etc d’annata in poco più di venti minuti. Il progetto nasce, come comprendiamo attraverso la biografia a noi invataci, da una pura e spensierata jam session improvvisata in quel di Kathmandu, Nepal, dagli stessi musicisti insieme ad alcuni locali; l’idea di per se dunque prende piede con una visione poliglotta e multinazionale, cerca di aprire le barriere del suono e dei confini stilistici per farne tesoro. Creare musica dal solo amore per la musica stessa, questo è il fine degli Slap Guru e ascoltando questo EP riusciamo a percepire l’essenza di questa finalità, la voglia e il desiderio di combinare sfumature e visioni che spesso in molti tendono a lasciare nascoste nell’impossibilità di tramutare la volontà in canzone. C’è un “ma”, un grandissimo e gigantesco “ma” che viene a crearsi lungo i diversi ascolti delle canzoni; ma perchè creare con tutte le doti e le possibilità del caso arrangamenti che sono ad oggi stati suonati più e più volte da un numero inifito di gruppi nel corso delle ultime decadi?
Dall’iniziale ‘Titetrack’ sino alla conclusiva ‘Best Wishes’ è impossibile riuscire a trovare una sola nota sbagliata, tutto funziona alla perfezione, ma a conti fatti tutto ciò che risiede all’interno di queste canzoni è prevedibile e fondamentalmente insapore. L’amore e il rispetto verso un genio mondiale quale fu Hendix è palpabile ad ogni ascolto, non è l’unico richiamo al vintage poichè echi dei classici Deep Purple, un vago riferimento ai classici Fleetwood Mac, le sfumature dei Pink Floyd e i vagiti dei più moderni Wolfmother sono parte di un vastissimo calderone che porta a formare ‘Cosmic Hill’. L’accurata ‘Wakanta’ e il suo sapore western, la graffiante ’Fighting With a Mirror’ e la psichedelica ‘Ollin’ sono ottimamente realizzate, godibili e di presa diretta ma cosa lasciano a fine ascolto? Certamente se fossimo in compagnia di qualche amico in un bar a berci una birra e il gruppo suonasse in sottofondo potremmo applaudire e magari pensare all’acquisto del cd, ma per crearsi un misero spazio sul mercato moderno servono altre capacità che non siano quelle già proposte in questa o quella sede. Ammetto inoltre che prima di scrivere questa recensione dopo giorni di ascolti, sono andato a controllare le varie testate on-line per comprendere se per caso il mio ero l’unico giudizio semi-negativo; si l’unico e il solo, con il dito puntato contro mi ritrovo a dire basta a questi cloni poichè oggi di bands clone e sopravvalutate quali Rival Sons, Blackberry Smoke, i già citati Wolfmother sino ad arrivare per i Blue Pills ne abbiamo a bizzeffe.
Se uno non ha problemi ad aggiungere l’ennesimo gruppo clone di altre due milioni di bands del genere allora può serenamente comprare e supportare gli Slap Guru, ma non deve sorprendersi se dopo pochi giorni arriverà a confonderli con gli altri della sua monotematica collezione. Sperando di avere nuove e migliori notizie da questi Spagnoli nel prossimo futuro per il momento il nostro giudizio rimane leggeremente negativo, un album dedicato ai completisti mentre tutti gli altri possono tranquillamente astenersi.