Recensione: Cosmogenesis
Prendono il nome dall’album più assurdo, oscuro, tecnico e intricato dei Gorguts, sono per il 50% parte anche dei Necrophagist: che genere suoneranno mai i tedeschi Obscura? Manco a dirlo, death metal tecnico, con forti influssi brutal. Come la band “madre” (che in realtà sappiamo essere un vero e proprio progetto personale di Muhammed Suiçmez, che non ama interferenze nel suo songwriting e si circonda di musicisti con spirito da session man), gli Obscura spingono forte su quel lato “melodico” e progressivo che il brutal ha saputo generare negli ultimi anni: senza la sinfonia degli Augury, e con solo i quattro strumenti tradizionali, danno vita a un vero e proprio gioiello di tecnica e fantasia, caratteristiche che raramente si trovano abbinate in ambito estremo e non.
Non originali, certo; e alcune inevitabili citazioni le faremo a breve. Ma gli Obscura non si fermano a guardare a quanti gruppi storici somigliano: suonano, creano, aggrediscono e colpiscono nel segno. Si fanno ricordare, e a lungo. Un pezzo come l’opener Anticosmic Overload ha tutto quello che il death tecnico dovrebbe supplicare di avere: strumentismo eccezionale, messo al servizio di una vena compositiva ispirata, viva, concreta. Non onanismo musicale quindi, ma riff che centrano il bersaglio, imprimendosi subito nella memoria di chi ascolta e facendosi cercare più e più volte.
Inutile dire che l’accoppiata Christian Muenzner/Hannes Grossmann, il duo Necrophagist di cui sopra, è per gran parte responsabile del risultato finale, con un muro chitarra/batteria che lascia senza fiato; ma si troncherebbe a metà la descrizione di Cosmogenesis se non citassimo Jeroen Paul Thesseling, bassista che può tranquillamente sedersi al bar con Tony Choy a sfottersi a vicenda, scommettendo su chi suona meglio. Impostazione evidentemente jazz, fretless a 6 corde alla mano, Thesseling costruisce linee che si intrecciano ai riff di chitarra senza mai farsi sopraffare. Impressionante, e sorprendentemente importante.
Basti sentire le parti di Incarnated, dove inevitabilmente (ed eccoci alle citazioni di cui parlavamo) viene in mente Steve Di Giorgio; o il brano leggermente più atmosferico, e molto Pestilence era-Spheres, Noospheres (manco a dirlo), dove le ritmiche che il basso crea con la batteria di Grossmann, aggiunte alle vocals “eteree” à la Cynic di Steffen Kummerer, sono forse il vero elemento portante.
Un disco non originalissimo, d’accordo; ma un disco di quelli che restano negli annali, e che sicuramente citeremo tra un annetto, al momento di fare la fatidica “top ten” dell’anno appena trascorso. Cosmogenesis è quanto un amante del death tecnico sogna tutte le notti: in attesa di sentire i Necrophagist, ancora insuperati, gli Obscura tengono al caldo il trono senza il minimo problema.
Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli
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Tracklist:
1. Anticosmic Overload 04:16 [mp3]
2. Choir of Spirits 05:31
3. Universe Momentum 04:33 [mp3]
4. Incarnated 04:53 [mp3]
5. Orbital Elements 05:21
6. Desolate Spheres 04:01
7. Infinite Rotation 04:48
8. Noosphere 05:04
9. Cosmogenesis 04:15 [mp3]
10. Centric Flow 07:25