Recensione: Cosmos 11
Primo disco per gli italiani Lucid Dream, quartetto di musicisti non certo alle prime armi, visti gli anni di studio e insegnamento e di esibizioni live che i membri hanno alle spalle. Nato grazie allo sforzo del chitarrista, Simone Terigi, il gruppo trova una formazione stabile abbastanza rapidamente e comincia subito a produrre pezzi propri, attingendo a piene mani da una tradizione musicale che spazia da Iron Maiden, David Gilmour e, soprattutto, Joe Satriani. L’impronta dell’artista statunitense è notevole e può essere percepita praticamente in tutte le tracce che compongono questo disco di hard rock a tinte progressive. Per quanto riguarda l’estetica, Cosmos 11 ha una copertina intrigante, misteriosa quanto basta e ben realizzata. Ovviamente, non starete leggendo questa recensione per conoscere la qualità delle immagini del libretto; bando alle ciance, dunque, e passiamo ad analizzare le tracce dal punto di vista musicale!
Si comincia subito con grinta, riff massicci e bassi martellanti aprono Holy rage, un brano corposo e deciso che si sviluppa soprattutto lungo le linee sonore dettate dalla chitarra di Terigi e i vocalizzi di Calandriello. Efficace, anche se un po’ troppo lungo. Dopo lo strumentale finale, il pezzo sfuma e lascia spazio alla title-track, allegra e scanzonata, trasporta l’ascoltatore attraverso atmosfere che spaziano tra le suggestioni armoniche di Joe Satriani, vero nume tutelare del chitarrista, e le più morbide ballate dell’AOR. Fallin’ è uno strumentale che non tarda a ingraziarsi l’ascoltatore, con un incipit davvero accattivante che si dipana attraverso fraseggi in cui, ancora una volta, fanno da padrone le sei corde di Terigi. Il brano cresce e si compatta, inasprendosi leggermente verso il finale, pur mantenendo un suono pulito, ottimo ponte per la massiccia apertura di In the moment, traccia decisamente più pesante delle sue sorelle, con vaghe reminescenze sabbathiane che contribuiscono a incupire l’atmosfera quel tanto che basta per far capire che il gruppo è in grado di variare serenamente la propria proposta senza timore di sconfinare in armonie “aliene”. Come a voler ribadire il concetto, questa volta è la sezione ritmica a condurre il gioco, passando in primo piano e quasi oscurando gli altri due componenti della band. Night feel è un breve interludio, un arpeggio rilassante che fa da apripista per la successiva Get up. In questo caso, dalle casse del nostro stereo fuoriesce un hard rock senza compromessi, canonico nella sua esecuzione, ma non particolarmente banale, un amalgama di tempi veloci e rallentamenti melodici che si mischia con efficacia, soprattutto grazie alla competenza tecnica dei musicisti. Underground è l’ennesima esplosione di riff potenti e melodie accattivanti, conditi da vocalizzi energici e cambi di ritmo. Unico neo, la parte mediana del brano, che si fossilizza un po’ troppo prima di riuscire a riprendere quota, inficiando così il quadro complessivo. Sun and sun è un altro strumentale in cui la parte del leone è affidata a Terigi e alla sua chitarra. Rispetto ai brani precedenti, in questo caso la musica è più introspettiva e sognante, con melodie pacate che esplodono solo in brevi singulti, prima di condurci all’inevitabile epilogo: Through the years. Il pezzo è, a parere di chi scrive, il meno riuscito dell’intero lotto, non tanto per la qualità dell’esecuzione, sempre molto alta, quanto per l’eccessivo appiattimento su linee sonore e fraseggi già sentiti per tutto il resto del disco. Un mezzo passo falso, una caduta attutita senz’altro dall’epico finale, che cresce e si distorce senza errori, chiudendo egregiamente le danze.
D’accordo, vediamo di fare mente locale e riassumere l’esperienza di ascolto di questo Cosmos 11. Soprattutto tenendo conto che si tratta di un’autoproduzione, questo disco è veramente notevole. L’esecuzione e la registrazione sono pulite, i musicisti si danno da fare e ci sono alcuni momenti davvero eccellenti. Ogni tanto, sfortunatamente, le sonorità più gravi si disperdono e vengono sopraffatte; forse è una precisa scelta stilistica, ma il risultato rischia di mortificare l’esecuzione di Eroico. Come premesso, però, si tratta di semplici episodi e la qualità generale del CD risulta elevata. Continuando a fare le pulci all’album, è doveroso segnalare come, saltuariamente, i riff tendano a ripetersi e la struttura generale si omogeneizzi; difetto perdonabile in un debutto, ma che i quattro dovranno superare se intenzionati a proseguire lungo la strada del professionismo. Il giudizio complessivo è, comunque, più che buono. Se il buon giorno si vede dal mattino, attendiamo con ansia gli sviluppi artistici di questi promettenti ragazzi!
Damiano “kewlar” Fiamin
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Tracce:
1. Holy rage
2. Cosmos 11
3. Fallin’
4. In the moment
5. Night feel
6. Get up
7. Underground
8. Sun and sun
9. Through the years
Formazione
Simone Terigi – Chitarra
Alessio Calandriello – Voce
Gianluca Eroico – Basso
Paolo Raffo – Batteria