Recensione: Countdown to Revenge
Ad osservare i colori metallici dell’artwork di “Countdown to Revenge” non può che tornarci alla mente l’ultima release dei vicentini Hollow Haze: l’ottimo “Poison in Black” (2012). Solo un anno è passato da allora, ma nella band capitanata dal chitarrista Nick Savio, giunta al decimo anniversario, al quinto album e recentemente passata alla Scarlet, molto è cambiato. Per prima cosa, l’ingresso in lineup di Fabio Lione, irrefrenabile ed onnipresente voce italiana del panorama power (Rhapsody of Fire, Vision Divine, Angra) che sostituisce Alex “Ramon” Sonato, a mio avviso comunque apprezzabile nei precedenti lavori. In secondo luogo, la collaborazione con Antarktica e Wintermoon Orchestra, progetto synth-sinfonico-orchestrale del tastierista Simone Giorgini. Due elementi distintivi di grande impatto che spingono la band verso inedite soluzioni artistiche, capaci di far ascendere gli Hollow Haze alle più alte vette del power metal contemporaneo.
Premessa all’ascolto: sebbene i lettori di Truemetal siano notoriamente molto esperti in materia di qualità audio, quest’album va assolutamente ascoltato con un buon impianto, in grado di valorizzare ogni sfumatura di suono su tutte le frequenze. Questo per apprezzare in primis l’ottimo lavoro del grande Sasha Paeth, che ha mixato le tracce ai Gate Studios di Wolfsburg, ma soprattutto per far risaltare la sinfonia (letteralmente “syn-phonia”, unione di suoni) tra metallo pesante ed azzeccatissime composizioni orchestrali ed effetti in background.
Ci sono svariate filosofie riguardanti l’utilizzo di parti orchestrali in un brano metal, spesso presenti nei platter anche mescolate tra loro: ad esempio, c’è chi lascia che l’orchestra si occupi principalmente di intro ed outro dei singoli pezzi per creare la giusta atmosfera, chi procede dedicando ampie campiture orchestrali in mezzo ai brani ed infine chi arrangia tutto in un unico melting pot, orchestra assieme alle parti più pesanti, andando ad arricchire ulteriormente il suono. L’interessante proposta di “Countdown to Revenge” è principalmente quest’ultima: nessun nessun duetto elfico tra chitarra distorta e flauto di pan da ballad romantica, nessuna intro barocca troppo lunga ma brevi preludi sempre azzeccati prima dell’attacco duro delle chitarre – e da lì in poi tante cariche vigorose con la furia di un crescendo sinfonico su due livelli: quello più pesante e quello orchestrale, nel sofferto conto alla rovescia verso l’agognata vendetta. Un suono saturo e moderno, degno di essere approfondito, pieno ma al contempo raffinato, indice della maturità altrettanto piena ormai raggiunta dalla band.
“Room 212”. Rumore di passi. La chiave gira sulla serratura. Una porta si apre. Atmosfera steampunk, una voce distorta, incomprensibile, quasi robotica. Entra l’organo, ma scopriamo di essere già giunti al primo brano: “Watching in Silence”, che ci accoglie con drumming e riff serrati. Il tempo rallenta ed ecco entrare un camaleontico Fabio Lione, autore di un’interpretazione magistrale che qui mi ricorda lo stile duro ma al contempo melodico di “The House of the Angels”, dall’ultimo Vision Divine. La successiva “Still Alive” è impreziosita dalla voce inconfondibile di Rick Altzi, attualmente in forze ai Masterplan; altro brano dalla notevole struttura e con venature progressive. Sarà il songwriting, ma ho preferito Altzi in questo cameo piuttosto che nella sua ultima apparizione nel “Novum Initium” dei tedeschi. Segue l’irrequieta “No Rest for the Angels”, sulle cui battute finali possiamo godere di un Lione davvero cattivo.
Anche quando il tempo rallenta, come in “Life Has No Meaning” e “The Answer” la strofa non ne risente, alternando parti dure ed aggressive a parti più melodiche, per esplodere in chorus d’impatto ma mai ruffiani.
Primo singolo dell’album (il video è disponibile su youtube), preceduta da una intro corale, “We Must Believe” è una valida bandiera che può ben rappresentare, in forma sintetica, il lavoro degli Hollow Haze. La sola presenza di Lione al microfono, fortissimo elemento promozionale, non mancherà di spingere il moniker oltre i confini attuali, portando alla band un numero certamente maggiore di sostenitori.
Ancora in accelerazione con “Il Tempo Del Fuoco”, nel quale compare una breve parte in italiano che ricorda gli epici intermezzi dei Rhapsody of Fire. Drammatica la successiva “A Fading Angel’s Life”, che accelera con uno sweep in apertura e rallenta nel ritornello, carico di passione. Intermezzo di pianoforte ed assolo mozzafiato prima della chiusura.
Come da buona tradizione power, alla traccia numero dieci arriva la suite finale, la titletrack “Countdown to Revenge”, da quasi nove minuti. Fuochi d’artificio in chiusura. Intro sinfonica e drumming cadenzato di Camillo Colleluori. Anche qui grandi influenze prog, tanti cambi di tempo, struttura non classica, parti orchestrali, chitarre acustiche, cori e soprattutto un cangiante Lione in gran spolvero, in una tra le sue migliori prestazioni di sempre, dal melodico allo screaming al lirico.
Chiude la breve e cupa outro strumentale “The Gate to Nowhere”, con la sua chitarra acustica e gli effetti opprimenti in background che ci riportano nella medesima atmosfera che ci aveva accolto al principio di questo viaggio.
“Countdown to Revenge” è un album granitico, solido e compatto: nessun filler, la durata dei brani è stabile e si attesta mediamente sui 5 minuti, coinvolgendo nell’atmosfera cupa e carica di pathos che lo caratterizza, grazie anche agli arrangiamenti di Antarktica e Wintermoon Orchestra. La band ha in parte abbandonato le vestigia dell’heavy classico in favore di stilemi più prog e sinfonici. Sempre di notevole spessore gli assoli di Nick Savio: puntuali, puliti, diretti e mai banali o fini a sé stessi. Lione assolutamente perfetto nella sua grande versatilità, dall’interpretazione multiforme alla tecnica, con il suo vibrato che è da sempre un cavallo di battaglia. L’ascolto procede ininterrotto dando la sensazione di un viaggio senza che mai si palesi il desiderio di skippare qualche traccia saltando un capitolo dell’opera. “Countdown to Revenge” ci accompagna in un mondo cupo e nichilista; attraverso la sua sinfonia oscura, nel crescendo una furia ancestrale, ci permette di vivere quella sublime attesa nel tempo che precede la vendetta.
“Revenge is now!”
Luca “Montsteen” Montini
… discutine sul forum, nella sezione relativa al power metal!