Recensione: Courting The Widow
Nad Sylvan – chi era costui? Effettivamente Sylvan, Silvan, Sylvain, eccetera, tutti questi nomi un po’ simili generano confusione nella musica dagli anni ottanta. In principio fu infatti David Sylvian a farsi conoscere con la sua curiosa mistura di elettronica, progressive e minimalismo ad incantare il mondo, in collaborazione (a volte) con Robert Fripp e soprattutto Ryuichi Sakamoto (che poi come fai a non ascoltare uno che si chiama Ryuichi? – cit.). I Sylvan poi sono una piccola istituzione del prog tedesco, Posthumous Silence probabilmente il loro piccolo capolavoro in una discografia che, dal 1999 ad oggi, ha messo assieme 9 album di studio.
Ma Nad Sylvan? Si gira e rigira, o meglio, si sale e discende il bergsoniano cono della memoria e poi, boh, si apre internet e, “ah, è quello con la voce particolare che canta con gli Agents of Mercy!!!”
In effetti non è una presentazione molto buona, ma gli AoM sono sempre stati la creatura di Roine Stolt e raramente si andava oltre a memorizzare gli altri membri (caso mio). Però quella voce sghemba e da cartone animato restava impressa. Sicché, tornando alle ricerche su internet, si scopre che il nostro è mezzo svedese e mezzo americano, seppure abbia vissuto gran parte della sua esistenza nel Götland, ed appartiene a quella generazione di Svedesi che ha visto il prog nascere e crescere nei 70’s. E a parte i tre dischi con gli Agents of Mercy si scopre che ha prestato la voce per Genesis Revisited II (odio per questo tipo di operazioni, ndr.) e negli anni novanta ha buttato fuori anche una manciata di LP. Ed ora è il turno di Courting the widow.
Nel disco, come già valeva per gli Agenti di pietà, il Nad propone un un prog decisamente accessibile (non tragga in inganno quella suite da ventidue minuti), molto melodico e caratterizzato, al solito, dalla sua curiosa linea vocale. L’impostazione è decisamente Genetica – nel senso che si rifà ai Genesis – del periodo anni ottanta, frammista a certi Marillion. Ma ciò che colpisce è la ridotta presenza chitarre. In effetti Courting the Widow è un grandioso trionfo di strumenti a tasto, dal mellotron al clavicembalo, di orchestrazioni dilatate ed inserti di flauti, ciò non vuol dire che sia comunque un disco di prog-folk. Anzi, sotto molti aspetti si tratta di un disco moderno e godibile, non esattamente originale – voce esclusa – estremamente sognante con e molte piccole perle. A partire dall’Opener Carry mi Home fino a Echoes of Ekwabet (i due pezzi con più chitarra), passando per la citata suite To Turn on the Other Side e la delicatissima Shipscat.
Difficile che possa sconvolgere l’universo prog, resta il fatto che questo album regala momenti di grande atmosfera e si lascia ascoltare con piacere. Andando su considerazioni personali, sembra che Nad Sylvan trovi la sua migliore espressione quando lavora da solo, piuttosto che con gli Agents of Mercy. Consigliato soprattutto agli amanti del prog, ma non solo – chi ama David Sylvian ad esempio potrebbe trovare qualche inaspettata sorpresa.