Recensione: Covered in Flies and Afterbirth

Di Stefano Santamaria - 4 Maggio 2017 - 0:00
Covered in Flies and Afterbirth
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2017
Nazione:
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Covered in Flies and Afterbirth”è il secondo album in studio dei canadesi Blastomycosis ed uscito originariamente nel 2015 come autoprodotto, viene oggi prodotto da una label. La lingua dei nostri ragazzi è un brutal death metal, i cui connotati di follia e divagazioni pescano al grindcore

Un pugno nello stomaco di tecnica, di violenza e di un’ironia che intravediamo in un approccio volutamente apicale dell’espressività del comparto vocale. Ovviamente non c’è nulla di rivoluzionario in tutto questo, ma è indubbia la tecnica del project, i cui pezzi viaggiano a velocità sostenuta, senza dare punto riferimento alcuno. 

Animale si libera da catene, saltando ed impattando su un suolo di scuola americana. Il boato del proprio passo ci mostra la forza con la quale poi si libra in volo, strappando e poi meticolosamente osservando fragilità che si lascia alla spalle. 

Emotivamente veniamo così coinvolti in tale ideale scorribanda, liberi da ogni meta, mossi semplicemente dalla voglia di lasciar sgorgare tutta il vigore che abbiamo in corpo. I pezzi sono, uno dopo l’altro, estrinsecazione di questa indole.

 Annientato ogni umano freno inibitorio, lasciamo fluire caotica efferatezza, fracassando, masticando e macinando un’aggressività attaccata all’esistenza stessa del filone. Unitamente a ciò c’è una fantasia ed un incontrollato delirio che avvicinandoci al grind non ci lascia l’amaro in bocca di un’estremizzazione che non è mai fine a se stessa e vincolata al virtuosismo. 

Brani brevi, incisivi, che non stancano mai, nonostante la mole di suoni prodotti. Gli amanti di Dying Fetus, Brutal Truth e Deeds of Flesh troveranno qui tutti le peculiarità del filone, senza però mai cascare nel deja-vu. 

Full-lenght di trenta minuti di durata, giustificata dall’essenza stessa del genere, ma che ci lascia non totalmente “sfamati”. Vederli su una lunghezza più importante è la missione che ci prefissiamo, sfida che idealmente lanciamo e che auspichiamo i Blastomycosis raccolgano.

Stefano “Thiess” Santamaria

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