Recensione: Crazy Nights

Di Filippo Benedetto - 1 Ottobre 2004 - 0:00
Crazy Nights

Difficilmente un gruppo riesce, alla terza prova discografica, a ricreare la magia delle prime due release. I Tygers of Pan Tang, storica band della NWOBHM, pare ci siano riusciti almeno in parte con “Crazy Nights”, album datato 1981 (data altrettanto storica per la nwobhm e soprattutto per l’heavy metal in generale per la grande quantità di masterpieces usciti in quel periodo) .
Questo disco, oggetto qui di recensione, si colloca perfettamente nel filone heavy metal primi anni 80, merito soprattutto di una line up vincente che mette in mostra indubitabili doti sia a livello compositivo che per quanto concerne l’aspetto puramente tecnico  e strumentale. A riprova di ciò basta citare la line up presente in questo full lenght: Joe Deverill, Rob Weir, John Sykes, Rocky, Brian Dick.
Una garanzia di continuità, quindi, risulta essere questa line up che porta la band a proseguire nel già più che giusto “sentiero” tracciato da “Spellbound” (seconda fatica del combo). Da notare subito la bella copertina, raffigurante una tigre in cima ad una torre di controllo aereo intenta a scacciare minacciosi aerei: la citazione della famosa sequenza di “King Kong”, storica pellicola d’altri tempi, salta subito, piacevolmente, in mente! Le traccie del disco, inoltre, colpiscono per “freschezza” e grinta a cominciare dall’opener “Do it good”, song dove s’impone un riffing  duro e minaccioso dei più classici dello stile NWOBHM.
Colpisce la buona impostazione delle vocals che si innestano molto bene lungo le linee melodiche di base del brano. Particolare risulta essere lo svolgimento dell’assolo, che funge da “apertura” melodica di più facile impatto dando alla song più di uno spunto per diversificare lo svolgimento del tema fondante del pezzo. Si prosegue con “Love don’t stay”, dove l’armonia gioca un ruolo rilevante senza per questo sacrificare la forza d’impatto dei riffs che si susseguono con una “spontaneità” che stupisce piacevolmente. La freschezza nel songwriting, il riffing melodico e diretto allo stesso tempo daranno modo ad un bell’ assolo di suggerire al tema fondante uno sviluppo alternativo.
Con “Never satisfied” la band si cimenta nuovamente in sonorità di forte impatto sull’ascoltatore. Le vocals tornano a “graffiare”, innestandosi molto bene lungo duro riffing di base. Da notare il buon lavoro della sezione ritmica che sottolinea a dovere sia le parti di più diretto impatto che quelle votate a ritmiche più cadenzate.
La successiva “Running out of time” sviluppa il proprio punto di forza lungo un riffing dei più classici del repertorio dei Tygers of Pan Tang. Buona la prestazione di ogni strumento, in particolar modo da segnalare è il lavoro di basso che, di concerto con la batteria, crea una solida base ritmica. Coinvolgenti risultano essere, inoltre, gli assoli che aggiungono ulteriore forza d’impatto del brano nel suo complesso.
La title track del brano, “Crazy Nights”, si sviluppa lungo un riffing heavy rock molto accattivante. Ruolo fondamentale nel brano è giocato dal refrain che ben rappresenta la potenza del pezzo. La ripetività del refrain, allo stesso tempo però, forse impedisce alla song di svilupparsi lungo linee melodiche alternative.
Si distingue dal resto delle song la sesta track, “Down and out”, costruita su un riffing più hard rock sostenuto da una brillante sezione ritmica. Le vocals in questo brano sono più pulite e i due assoli che si susseguono nella parte centrale del brano si innestano pregevolmente lungo armonia di facile impatto del brano. Se non altro questo pezzo dimostra la buona versatilità del gruppo.  “Lonely man” si caratterizza per un riffing leggermente più pesante e ben sostenuto da un drumming che sottolinea a dovere lo sviluppo quasi ossessivo (se così lo possiamo qualificare) del tema fondamentale.
La penultima “Make a stand” sembra approfondire il discorso intrapreso con la precedente traccia, attenuando l’ossessività e lasciando largo spazio ad un riffing più diretto. Buono risulta essere l’inserimento dell’assolo di più melodico spessore. Chiude l’album la bella “Raised on rock” dove il riffing veloce e potente viene pregevolmente sostenuto da un drumming incalzante. Qui la band mostra capacità di songwriting di buon livello e soprattutto una “grinta” per quanto riguarda l’ambito esecutivo di un certo rilievo.  

I Tygers of Pan Tang, per concludere,  meritano a pieno titolo di primeggiare nell’olimpo della NWOBHM, tra le bands essenziali per lo sviluppo dell’heavy metal. L’acquisto della trilogia “Wild cat”, “Spellbound” e (il qui recensito) “Crazy Nights” ve ne darà prova eclatante.

Nota aggiuntiva: nell’edizione remaster (del 1997) di quest’album sono presenti ben 3 bonuis tracks: si tratta di “Slip Away”, “Stormlands” e “Paradise Live”. 

Tracklist:
1. Do It Good
2. Love Don’t Stay
3. Never Satisfied
4. Running Out of Time
5. Crazy Nights
6. Down and Out
7. Lonely Man
8. Make a Stand
9. Raised on Rock

Bonus tracks:
10. Slip Away
11. Stormlands
12. Paradise Live

Line up:

Jon Deverill (Vocals)
John Sykes (Guitars)
Rob Weir (Guitars)
Brian Dick (Drums)
Rocky Laws (Bass)